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Coronavirus, Massimo Clementi a Libero: "In Italia tre tipi di positività. Chi controlla i lavoratori dell'Est Europa?"

Caterina Maniaci
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Allarmarsi per la curva dei contagi che continua a salire? In parte sì, in parte no. Massimo Clementi, direttore del laboratorio di virologia e microbiologia del San Raffaele di Milano, uno dei rari, autentici virologi italiani, spiega a Libero cosa sta accadendo. La curva dei contagi torna a salire. Dobbiamo preoccuparci? «In questo momento si sommano tre diversi tipi di positività al virus. Primo, l'aumento degli infetti che si sarebbe fisiologicamente verificato in Italia in base alla progressione della curva, potremmo definirla positività endogena, locale. Secondo, i contagi di ritorno che qualcuno ha definito "dei figli di papà", cioè di quei ragazzi che hanno deciso di andare in vacanza in Paesi dove l'allerta sanitaria è ancora in corso, ignorando i rischi. Infine, i focolai esplosi tra gli immigrati che si trovano nei vari hotspot sovrappopolati».

 

 

 

Come spiega che i ragazzi sembrano incapaci di comprendere i rischi che corrono, non volendo rinunciare a vacanze "a rischio contagio"? 
«I ragazzi non ricevono informazioni appropriate. È stato fatto poco o nulla in termini di prevenzione. Basterebbe ricordare, fatte le dovute proporzioni e differenze, che cosa è avvenuto invece con la diffusione dell'Hiv, gli incontri a scuola, le pubblicazioni, i programmi in tv In questo caso, si è parlato e si parla in continuazione della pandemia - a volte a sproposito - ma senza fare concreta prevenzione. Anche le famiglie sembrano del tutto inadeguate, non riescono a far comprendere ai figli la portata del periodo storico che stiamo vivendo. Comunque, per la mia esperienza di professore, posso dire che in Italia esistono tanti giovani con la testa sulle spalle. Forse non è stato spiegato fino in fondo il significato del lockdown e come concretamente bisognava ripartire. Non si può semplicemente imporre norme e divieti alle persone, bisogna farne comprendere le ragioni e convincere dell'opportunità». 
Come controllare i rientri, gli arrivi, gli spostamenti in generale?
«La tanto solerte Commissione tecnica non ha dato indicazioni precise sui controlli del rientro dalle vacanze, così adesso Regioni e Comuni vanno in ordine sparso. Ben vengano controlli, tamponi e isolamento, sono però già difficili da applicare per l'accesso a treni, aerei e navi. Ma per chi usa macchine e autobus, pulmini privati? Moltissimi lavoratori provenienti dall'Est, tra cui stagionali, impiegati nella macellazione e badanti, usano mezzi come questi. La stampa ci mette poi del suo, con alcuni giornali che soffiano sul fuoco, diffondendo allarmismo attraverso notizie false o perlomeno gonfiate».
E se in Italia la situazione può essere controllata, tutt' intorno il contagio si diffonde senza sosta, 
«Infatti, occorre porre attenzione ai Paesi europei e non solo, servono regole condivise, dovrebbe essere usuale lo scambio di informazioni tra specialisti, migliore di quello avvenuto finora. Ricordo che al San Raffaele, unico caso in Italia, abbiamo creato una biobanca, che raccoglie i dati di tutti i pazienti passati qui. Se molti specialisti, invece di passare ore e ore negli studi televisivi, si concentrassero sui malati, forse i risultati sarebbero molto diversi. In ogni caso, in Italia ci troviamo in condizioni migliori, se consideriamo Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, ma dobbiamo tentare in tutti i modi di non farci travolgere dai focolai di ritorno, che ora siamo in grado di circoscrivere in modo tempestivo, scongiurando la diffusione di massa».
Ci spiega la differenza tra contagiati e malati?
«Il 90% dei positivi è asintomatico o paucisintomatico. Da un punto di vista clinico non ci sono quindi preoccupazioni. Non dimentichiamo che è pure aumentato il numero dei tamponi, eseguiti in modo mirato, in base ai risultati dei test sierologici. E bisogna sempre considerare che essere contagiati non significa essere malati. Non si possono definire tutti genericamente malati. In questo modo si confondono le idee».
Settembre si avvicina e porta in primo piano l'apertura delle scuole. 
«La riapertura è indispensabile. Chi più chi meno ci siamo adattati ad applicare la didattica a distanza, ma si tratta di una misura eccezionale, non può sostituire le lezioni in presenza. Spero davvero che i meccanismi previsti per le riaperture degli istituti scolastici funzionino, non possiamo permetterci un nuovo periodo di "scuola a distanza"».

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