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Coronavirus, il parere dell'infettivologo Massimo Andreoni: "No agli allarmismi, ma i focolai vanno spenti subito"

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"Un certo grado di preoccupazione c'è perché in pochi giorni siamo passati da un centinaio di casi di infezione da Sars-Cov2 ai più di seicento di ieri l'altro, un incremento legato ai momenti di aggregazione tra giovani, e al rientro dai viaggi all'estero". Così Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit), in una intervista al Giorno. "Questo rimbalzo è superiore a quello che ci aspettavamo per le prime settimane di agosto. Vediamo che le misure di contenimento, distanziamento e mascherine, sono spesso disattese. I nuovi casi riguardano soggetti mediamente di quarant' anni. Prima l'età media si avvicinava ai 70". 

 

 

Il professore ha la sua ricetta: "Occorre trovare un modo corretto per questa lunga convivenza. Se l'epidemia dovesse sfuggire di mano l'incremento dei casi sarebbe esponenziale. Nessun allarmismo, ma basta poco. Ecco perché dobbiamo spegnere immediatamente i focolai. I giovani nella maggior parte dei casi non subiscono danni gravi legati alla malattia, però non sono immuni, e possono costituire veicolo di trasmissione dell'infezione a soggetti fragili. Oggi abbiamo la movida, le spiagge, ragazzi che tornati a casa dalla discoteca possono passare l'infezione al genitore, ai nonni. Al momento i decessi sono pochi, il numero delle infezioni sarà circa dieci volte superiore alla quota di pazienti da ospedalizzare. Ma se il Coronavirus rialza la testa ci ritroviamo al punto di prima", conclude Andreoni.

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