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Massimo Galli, manifesto sul coronavirus: "Rischio epidemico vivo". Zangrillo risponde: "Cosa non considerate"

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Il coronovirus c'è o non c'è? Si è indebolito o è sempre uguale? Sei medici, tra cui Massimo Galli,  direttore della terza divisione di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, sono firmatari di un documento di risposta al "manifesto", pubblicato il 20 giugno scorso, del primario del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo.  

 

 

 

"Affermare che il rischio epidemico abbia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica, può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute". Tra i sottoscrittori del documento oltre a Galli: Marcello Tavio (Ancona Ospedali Riuniti, presidente società italiana di malattie infettive e tropicali), Massimo Andreoni (Roma Tor Vergata), Giovanni Di Perri (Torino),  Claudio Maria Mastroianni (Roma La Sapienza) e Carlo Federico Perno (Milano, microbiologia). Secondo il Corriere della Sera altri personaggi del mondo universitario italiano si starebbero riunendo attorno al nucleo dei «sei».

La tesi anti Zangrillo ruota intorno alla nascita dei nuovi focolai quello di Roma (San Raffaele, Fiumicino e Garbatella), Mondragone e il focolaio emiliano presso la ditta di spedizioni Bartolini, tutte dimostrazioni "che il virus attualmente circolante è attivo e contagiante. Quando incontra contesti in cui possono essere coinvolti anziani o pazienti a rischio (è accaduto al San Raffaele Pisana di Roma, istituto di neuroriabilitazione) è in grado di causare danni di estrema gravità del tutto simili a quelli che ha fatto all'inizio dell'epidemia". 

Replica  Zangrillo, ospite ieri a Mezz'ora sui Rai Tre "la carica virale dipende anche dalla capacità replicativa del virus. I virologi stanno osservando dai tamponi che il virus ha smarrito questa capacità. C'è poi un altro aspetto, questi virus hanno tutti una storia. Non è che questo, che si è presentato in modo peggiore ed è per certi versi ancora sconosciuto, non possa ricalcare quello che è capitato per altri virus analoghi, che a un certo punto hanno esaurito il loro 'ciclo produttivo'. Invece che pensare alla Spagnola o eventi più drammatici, magari prendiamo in considerazione anche questo aspetto".

Altro rilievo importante, secondo Zangrillo, è che "in questi 4-5 mesi abbiamo prodotto una serie di lavori ed evidenze scientifiche sui farmaci, sappiamo chi dobbiamo proteggere. In Florida è emerso un dato straordinario: l'età media dei contagiati, non malati, si è spostata verso il basso: è di 35-38 anni. Significa che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sui soggetti più anziani, lavorando in sintonia col territorio, che se non è gestito non fa produrre niente di buono. Possiamo avere anche centomila terapie intensive ma se non sappiamo farle funzionare la gente morirà anche peggio" di adesso.

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