Sanità, decreto Scuola: Consumerismo denuncia, premiata la mediocrità
Il Parlamento è riuscito nell’impresa di svilire l’encomiabile lavoro svolto da medici e professionisti sanitari in Italia per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Anziché prevedere dei riconoscimenti ai camici bianchi impegnati in prima linea, con un emendamento inserito nel Decreto Scuola sono stati regalati 50 crediti per la formazione obbligatoria. Tra le decisioni, c'è anche quella di prorogare la possibilità di mettersi alla pari con l'obbligo per il triennio 2017-2019 e di spostare crediti al triennio 2014-2016. «La norma, estesa a tutti i professionisti sanitari e non solo a chi ha avuto un ruolo primario nel contrasto alla pandemia, ha il sapore del sei politico a scuola», denuncia l'associazione Consumerismo.
«In questa maniera si svilisce il concetto di sistema meritocratico – spiega il Presidente Lugi Gabriele - a cui deve tendere tanto la scuola quanto la sanità. Un classico ‘pasticcio’ italiano che ha l’unico obiettivo di ottenere un facile consenso elettorale, in viste delle imminenti elezioni degli ordini professionali».
Le vicende recenti, secondo Consumerismo, vanno in direzione opposta alla decisione di esonerare i professionisti della sanità dalla formazione obbligatoria e avrebbero suggerito altre vie. «L’emergenza Covid-19 ha messo in difficoltà i medici e le altre professionalità sanitarie, che si sono trovate ad affrontare un evento inaspettato e sconosciuto, difficile da gestire sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico», spiega l'associazione. «E’ emersa la necessità di acquisire informazioni scientifiche per poter affrontare al meglio la pandemia, indipendentemente dall’obbligo di acquisire crediti formativi Ecm», aggiunge. L’emendamento, criticato dagli stessi professionisti sanitari, svuota di ogni significato il sistema dell’educazione continua in medicina, che dovrebbe, nelle intenzioni costitutive, garantire ai consumatori una classe medica adeguatamente formata e aggiornata. Diverso, quindi, sarebbe stato fornire gratuitamente agli ai medici ed operatori sanitari un aggiornamento in merito a tematiche d’interesse emerse proprio grazie alla crisi sanitaria in corso. Per citarne una, l’impatto delle nuove tecnologie in sanità, dalla telemedicina all’uso di app e nuovi strumenti per il monitoraggio del paziente.
Il “regalo” del Decreto Scuola non piace quindi neanche a molti professionisti sanitari che invece ritengono la formazione un elemento fondamentale per lo svolgimento della professione, specialmente per la pandemia. Prova ne è che la formazione non residenziale (non in sedi idonee e riconosciute), ovvero quella a distanza, è aumentata del 40%. Molti sono stati i webinar e le iniziative di teleconsulti, televisite iniziate a riprova che gli stessi professionisti richiedono una formazione di qualità oltre ai cittadini che hanno il diritto di essere curati da una classe sanitaria al passo con le più recenti acquisizioni scientifiche. Senza contare che non tutti gli operatori sanitari sono stati impegnati sul fronte pandemia. A parte i reparti Covid-19 e quelli oncologici e pochi altri, molti ambulatori e studi medici sono stati chiusi per seguire le regole imposte dal Governo. «Abbonare importanti crediti formativi è quindi un danno per i professionisti sanitari, che chiedono invece di essere aggiornati continuamente, e un danno per i cittadini in quanto potrà influire sulla qualità delle prestazioni sanitarie future»; conclude Consumerismo.