Mascherine, lo strano viaggio dalla Cina alla Puglia: da 0,36 centesimi a 20 euro col prezzo che sale da 36 centesimi a 20 euro
Repubblica racconta la storia - così come l' hanno ricostruita il procuratore aggiunto di Bari, Roberto Rossi e la Guardia di Finanza - di una mascherina pugliese. Quella Ffp3 pagata 30 centesimi di dollaro e rivenduta alle Asl a 20 euro. Tutto comincia il 23 settembre del 2019 quando una piccola società, la 3mC, con sede a Capurso, alle porte di Bari, acquista un carico di 127.200 Ffp3 da una società cinese, la Abena Asia Ltd. Costo di ogni mascherina: 0,30 dollari americani. Che, con spese di trasporto, diritti doganali eccetera, arriva a 0,36 euro all' incirca. Quasi contemporaneamente - è il 14 ottobre - la Asl di Bari pubblica sul proprio sito una gara per "Dpi respiratori".
In Cina intanto scoprono il Covid 19 e il 31 gennaio l' Oms dichiara l' emergenza mondiale. "L' Asl di Bari - ricostruisce la Finanza - per prevenire la diffusione del virus chiede mascherine alla 3M, sulla base della gara aggiudicata". L' azienda gliene invia soltanto 6mila. La 3M avrebbe i magazzini vuoti. Ma altri hanno in magazzino le loro mascherine. La Sterimed, società di intermediazione, propone alla Asl 500mila mascherine 3M a 4,4 euro. Tre volte il prezzo iniziale. Ma quelle mascherine non arriveranno mai.
Il fabbisogno di mascherine cresceva ovunque in maniera esponenziale. La Protezione civile non consegnava i dispositivi, i medici del 118 minacciavano di interrompere il servizio perché non avevano a disposizione le protezioni necessarie. In quel momento, quando la situazione sembrava senza via di uscita, che a pochi chilometri di distanza da Bari cominciava ad accadere qualcosa. E alla fine una mascherina comprata a 0,36 euro è stata venduta tre mesi dopo a 20.