Decreto cura Italia, se hai il tumore ti scordi i 600 euro dal governo
Sei un autonomo. Hai il tumore? Bene, non ti tocca il bonus di 600 euro. Anzi male. Malissimo. È una beffa. Chi possiede la Partita Iva ed è malato oncologico, o ha una disabilità, non ha diritto al contributo previsto dal governo per i liberi professionisti danneggiati dall' emergenza coronavirus. Così dicono le norme contenute nel decreto Cura italia e in quello Liquidità, che riconoscono il bonus agli autonomi "sani" e a quelli invalidi civili che già percepiscono una prestazione assistenziale dall' Inps, mentre escludono i "malati e invalidi" che hanno una "pensione-assegno" di invalidità grazie ai contributi versati. Eppure si tratta di persone che dovrebbero essere tutelate, non prese a calci nel culo. In quanto versano in una condizione di maggiore fragilità economica e di salute. Ma quanto valgono queste "pensioni-assegno"? Stiamo parlando di cifre da 180 euro.
Qualcuno più "fortunato" arriva intorno ai 350 euro. Ma se hai perso il lavoro e sei per giunta malato, non sono cifre che ti permettono di sopravvivere. Chiaramente.
A denunciare il fatto è il terzo settore: l' Ail (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma), la Fand (Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità), la Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), la Fish (Federazione italiana per il superamento dell' handicap) e Uniamo (Federazione delle associazioni di persone con malattie rare d' Italia). Solo loro che hanno inviato una lettera di richiesta chiarimenti al governo. Per capire se è stata una svista, a cui porre immediatamente rimedio, o una cattiveria consapevole e gratuita.
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INTEGRAZIONI - Il reddito di ultima istanza ai lavoratori autonomi, previsto dai decreti cosiddetti "Cura Italia" e "Liquidità", è riconosciuto agli iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps o alle casse professionali. «Quel bonus», scrivono le associazioni, «spetta anche se il lavoratore percepisce un assegno di invalidità civile, mentre è negato a chi percepisce un assegno ordinario di invalidità, denominato in alcuni casi pensione, una provvidenza di natura previdenziale erogata dall' Inps e dalle casse di previdenza professionali ai lavoratori iscritti e che hanno versato un certo numero di contributi per un certo numero di anni». Molti di questi hanno il cancro o malattie, anche gravi, che non sono del tutto incompatibili con il lavoro. E l' assegno costituisce proprio «una integrazione del reddito professionale», che è ridotto per «la diminuita capacità lavorativa» ed «i costi sostenuti a causa di patologie che rendono meno redditizie le proprie attività lavorative».
Per cui, sottolineano le associazioni, è una prestazione previdenziale «ben diversa nelle premesse, nelle finalità e negli importi, rispetto alle pensioni dirette di anzianità e vecchiaia, riconosciute a chi cessa la propria attività».
MELONI E SALVINI - Eppure questa cosa crea un discrimine grave. Sicché il bonus è riconosciuto ai lavoratori autonomi «in buona salute» che hanno subito un danno economico dal coronavirus e a quegli invalidi civili che già percepiscono una prestazione assistenziale dall' Inps, mentre sono esclusi i «malati e invalidi» che hanno una «pensione/assegno» di invalidità grazie ai contributi versati. A parità di condizioni, quindi, «lo strumento di tutela è negato in modo discriminatorio ai lavoratori in condizione di maggiore fragilità».
Sul caso è intervenuta anche la politica. Il presidente di Fratelli d' Italia, Giorgia Meloni, ha denunciato il caso attraverso i social. Il suo partito fa proprio l' appello delle associazioni e chiede al governo di «cancellare subito questa ingiusta discriminazione». Sul tema ieri ha parlato anche Matteo Salvini, citando il caso di una signora di 64 anni che fa la commerciante ambulante: «Ha l' attività ferma da settimane come tutti e ha chiesto i 600 euro per pagare tasse e bollette. Ma lo Stato le ha detto no perché, dopo un tumore al seno, percepisce "ben" 354 euro di invalidità e secondo il decreto del governo non le spetta altro. È davvero una vergogna. Faremo di tutto», annuncia Salvini, «per cambiare questa norma».