Milano "velinara" e moda volgare
I media esteri: è colpa di Silvio
Le sfilate femminili a Milano? Un manipolo di ragazzine «rampanti» stile Noemi e di veline sguaiate, «procaci ed esibizioniste». La parola d'ordine per l'estate 2010? «Viva la donna bona». La Milano di oggi? «Velinara» senza dubbio, almeno per quanto riguarda la moda. E la colpa di chi è? Ovviamente del signor Berlusconi che le «procaci, esibizioniste e poco vestite presentatrici tv» le ha inventate e che ora, dopo aver invaso la televisione e la società italiana, hanno infestato anche il mondo della moda. Non è l'opinione di Tonino Di Pietro, che di moda non crediamo capisca granché, né di qualche esponente della sinistra con “delega” alle sfilate ma dell'autorevolissimo (secondo la sinistra, almeno) “International Herald Tribune”. «Date la colpa a Berlusconi»: questo il titolo del giornalone statunitense pubblicato oggi a tutta pagina dell'articolo sulle sfilate milanesi, firmato da Suzy Menkes, una delle firme più famose della moda nel mondo. Secondo la Menkez, «di vestiti gustosi, freschi e sexy ce n'erano abbastanza da riempire una delle infauste feste del presidente Silvio Berlusconi. Infatti, “Viva la donna Bona” (in inglese “bimba”, ndr), sembrerebbe la parola d'ordine di questa stagione di moda per l'estate 2010, a parte il fatto che gli stessi italiani usano il termine “veline” per descrivere le procaci, esibizioniste e poco vestite presentatrici tv che il signor Berlusconi ha inventato come Mogul televisivo». Abbasso la "Milano velinara" - Insomma, dalla “Milano da bere” alla “Milano velinara”. Non c'è settore ormai, incluso quello della moda, che si riesca a salvare in Italia dalla corruzione del Sultano di Arcore. Suzy Menkez continua il suo articolo citando come esempi Armani, Pucci e Bottega Veneta, che sarebbero stati tutti travolti dal clima velinaro. «Che altra spiegazione ci sarebbe - si domanda la prestigiosa e temuta firma - al fatto che Giorgio Armani abbia aggiunto alla sua rispettabile linea Emporio...un gruppo di sgargianti vestiti con reggiseno in vista, calzoncini corti e un look da giovane donna rampante pronta per il trampolino». Anche Pucci sarebbe stato travolto dal clima volgare, tanto da abbandonare il «tracciato aristocratico» della maison a favore della moda strizzata addosso. E perfino Bottega Veneta, «tempio dell'eleganza femminile» - scrive ancora la Menkes - si sarebbe fatta fuorviare dalle trasparenze. Insomma, Milano, secondo la prestigiosa giornalista inglese, sarebbe stata di cattivo gusto. Contraddizioni - Peccato che la Menkez, dopo aver scritto cose lusinghiere sulla moda presentata a Milano nei giorni scorsi, in questo stesso articolo, pubblicato oggi, cade in contraddizione: dopo il forte attacco iniziale, facendo il reportage delle sfilate, definisce bella quella di Dolce&Gabbana, «fine collection» quella di Frida Giannini per Gucci, romantica quella di Roberto Cavalli e all'insegna della sensibilità quella di Brioni, criticando invece la collezione Jil Sander, ma non per volgarità, anzi, per essere troppo intellettuale. Solo le giovani di Pucci e di Emporio Armani ricevono strali moralistici: quelle di Pucci le sembrano uscite da una notte folle di Ibiza e quelle di Emporio da un party «cui le ragazze perbene non partecipano». All'Herald Tribubune fa eco il Financial Times. L'articolo dell'inviata Vanessa Friedman, pubblicatooggi, sostiene che «l'influenza di Silvio Berlusconi si èsentita nel mondo della moda. Non si sa se consciamente o no,l'estate di sesso (scandalo) del primo ministro italiano èfiltrato nell'immaginazione degli stilisti e da lì sullepasserelle»