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Va a processo e sfotte i parenti dei morti: "Sono un esperto, aiuto i periti"

di Giulio Bucchi sabato 13 ottobre 2012

4' di lettura

  di Cristiana Lodi Dice di voler mettere a disposizione dei periti la sua indiscussa competenza. Perché senza quella: ossia privando i tecnici della collaudata esperienza di capitano da lui maturata, non sarebbe possibile leggere i dati della scatola nera. E allora addio verità sullo schianto della nave Concordia contro la scogliera del Giglio. Lo Schettino-pensiero va perfino oltre: «La mia capacità di interpretare precisamente il contenuto della scatola», aggiunge il marinaio di Meta di Sorrento, «è un modo per omaggiare le vittime».  Se non fosse che davvero ci sono stati i morti (32) e i feriti, l’annuncio della sua presenza al maxi-processo che si apre domani a Grosseto, sembrerebbe il promo di uno spettacolo. Sarà che sono stati piazzati tre enormi schermi sopra il palco del Teatro Moderno trasformato in aula di giustizia, sarà che i posti a sedere sono mille più tre estendibili a milletrecento, sarà che all’ingresso sventolano i cartelli con le istruzioni per l’uso tradotte in cinque lingue: sta di fatto che Francesco  Schettino non mancherà all’appuntamento giudiziario e per i giorni d’udienza si vedrà sospeso l’obbligo di dimora: «Ci metto la faccia», sottolinea con orgoglio l’uomo che il 13 gennaio ha portato la Concordia al naufragio. La stessa faccia, ci ricordiamo, che il mondo ha visto ripreso da una telecamera  l’indomani dell’impatto contro Le Scole: quando il capitano giurava che quegli scogli non erano «affatto» segnati sulle carte nautiche. E chissà se il comandante  parlò nella consapevolezza di essere clamorosamente smentito, in meno di un giro di boa.   Per ora nell’agenda del giudice di Grosseto sono fissati i primi tre giorni della settimana per celebrare l’incidente probatorio sulle cause dello schianto di quel venerdì alle 21 e 42 minuti, e che diventerà prova al processo. Ma è probabile che la dottoressa Valeria Montesarchio  e il suo  cancelliere Sandra Zanelli proseguano a oltranza. Del resto sono almeno 50 le domande poste dal gip sulla verità contenuta nella scatola nera e a cui i periti dovranno rispondere. Con precisione, ci si aspetta. Questo perché, come ha sempre sostenuto il procuratore di Grosseto Francesco Verusio: «La scatola è stata recuperata perfettamente integra. E  contiene tutti i dati necessari a ricostruire quanto accaduto quella sera». Francesco Schettino ci sarà, insieme con gli altri nove indagati dell’equipaggio. Ma a differenza dei colleghi, lui ritiene la sua presenza e «professionalità un omaggio alle vittime». Insorge il Codacons, che grida alla «speculazione sui morti innocenti» e chiede al gip di non ammettere il capitano in aula: «Non solo egli è molto ben difeso dai suoi avvocati, ma deve essere evitata altra strumentalizzazione di una tragedia diventata ormai fonte di guadagno, sulla pelle delle vittime, per questo  imputato». E non serve che la compagnia Costa, «abbia licenziato Schettino», aggiunge  l’associazione che difende i consumatori, «guarda caso a pochi giorni dall’udienza, per scusare le falle della nave e della organizzazione dell’armatore citato in giudizio insieme con la  Carnival davanti al Tribunale di Miami, per un risarcimento di oltre 70 milioni di dollari». Si annuncia un polverone di proteste. Detonanti quanto i numeri: quattromila le parti offese e cinquecento le persone che possono chiedere di essere accreditate a entrare in aula. Faccia a faccia con Schettino. Centoventicinque i difensori delle parti. Sul palco del Teatro già transennato sono pronti due tavoloni: al centro sederanno i magistrati giudicanti, il collegio dei periti, il gip Valeria Montesarchio e il cancelliere. A destra, su una fila di scrivanie, i dieci indagati (compreso Schettino) con i loro quattordici difensori. E poi l’interprete, tredici consulenti, dieci collaboratori. Quindi, a un altro tavolo, a destra dei giudici prenderà posto la magistratura inquirente col procuratore e i sostituti Alessandro Leopizzi, Maria Navarro e Stefano Pizza. Sei le postazioni per la proiezione delle immagini e la trasmissione delle telefonate intercorse la sera del naufragio fra l’equipaggio, la Costa, la Capitaneria e le forze dell’ordine. Si celebra a porte chiuse. E in un clima di alta tensione saranno ripercorse le fasi della tragedia: dallo scellerato inchino fino all’impatto e al naufragio. Le carte nautiche erano corrette? Schettino governò la nave portandola  alla deriva verso il porto o non sarebbe stata possibile questa manovra come sostiene l’accusa? Come gestì l’allarme e l’emergenza insieme con gli altri ufficiali? Ancora: come agì l’unità di crisi di Costa Crociere?  La Procura, in nove mesi, ha raccolto una mole di testimonianze e prove. Si celebra fra il clamore delle testate giornalistiche di tutto il mondo che aspettano fuori dal Teatro. E il silenzio assordante dei morti. Mentre nelle acque del Giglio galleggia incerto il gigante del mare spiaggiato e ferito.  

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