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Coop e Penati salvate da Monti: l'ultimo regalo dei professori

Grazie alla nuova legge anti-corruzione gli esponenti della Ccc emiliana e l'ex braccio destro di Bersani godranno della prescrizione
di Giulio Bucchi domenica 13 gennaio 2013

3' di lettura

di Laura Marinaro  e Andrea Scaglia L’aveva solennemente dichiarato lo scorso ottobre, quando s’era saputo che i magistrati di Monza avevano chiesto per lui il rinvio a giudizio per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti: Filippo Penati avrebbe chiesto il giudizio immediato. Secondo le sue sbandierate intenzioni, lo avrebbe fatto per andare a processo prima possibile e così dimostrare la sua estraneità ai fatti, senza farsi scudo del decadimento processuale dovuto al passare del tempo. E però, nei fatti, proprio la richiesta del giudizio immediato - arrivata ufficialmente proprio ieri attraverso l’avvocato Nerio Diodà - gli evita  l’obbligo di prender parte, il prossimo 23 gennaio, all’udienza davanti al gup Giovanni Gerosa insieme con gli altri 22 indagati. Il quale gup, visti gli anni trascorsi da una parte dei reati che a Penati sono contestati, non potrà far altro che invece sancire il proscioglimento proprio per avvenuta prescrizione, perlomeno per quanto riguarda la presunta concussione che gli viene contestata in ordine allo sfruttamento immobiliare delle cosiddette aree ex Falck di Sesto San Giovanni - a carico dell’ex sindaco di Sesto nonché ex presidente della Provincia di Milano e capo della segreteria politica di Bersani ci sono poi ipotesi di reato risalenti anche a pochi anni fa, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento illecito, e quelle non decadono. In ogni caso il gran rifiuto - «no,  io la prescrizione la rifiuto» - è molto probabile che non ci sarà.  Ma non è l’unica curiosità di un processo basato su un’inchiesta certo clamorosa e che però pare sempre più destinato a sgonfiarsi e spezzettarsi, perdendo l’iniziale potenza. Ce n’è infatti un’altra, invero ancor più eclatante poiché diretta conseguenza dell’ultimo discusso disegno di legge anti-corruzione presentato dal governo Monti nella persona del ministro della Giustizia Paola Severino. Proprio quel ddl che diminuisce i tempi di prescrizione per il nuovo reato di “concussione per induzione”. E si tratta, questo, dell’illecito  per cui è indagato insieme con Penati anche Omer degli Esposti, capo della potente CCC- Consorzio Cooperative Costruzioni, coop rossa bolognese considerata dai pm quasi una sorta di braccio finanziario del partitone progressista, nonché primo gruppo cooperativo italiano con 240mila addetti. Insieme con Degli Esposti se la caveranno anche Francesco Agnello e Giampaolo Salami. Secondo i pm Walter Mapelli e Franca Macchia, i due professionisti - espressamente indicati dalla Ccc - si sarebbero fatti pagare dall’allora proprietario delle ex aree Falck - Giuseppe Pasini, insieme con Piero Di Caterina grande accusatore del “sistema Sesto” -  oltre due milioni di euro per consulenze, e però senza poi prestare prestazioni. In sostanza, sempre secondo i magistrati, delle tangenti mascherate, da pagare a soggetti  scelti - come scritto nei verbali - «perché culturalmente vicini all’amministrazione comunale». E mentre - sempre grazie alla prescrizione - dovrebbe passare in cavalleria anche il coinvolgimento di Giordano Vimercati, all’epoca braccio destro di Penati, per paradosso resta invece a processo proprio Piero Di Caterina, insieme con Antonino Princiotta, segretario generale della Provincia di Milano guidata da Penati, e con il manager del gruppo Gavio Bruno Binasco. D’altro canto, il filone relativo al finanziamento illecito ai partiti in cui lo stesso Penati resta indagato - filone d’inchiesta che vede al centro la fondazione Fare Metropoli, che secondo gli inquirenti funzionava di fatto come un comitato elettorale che raccoglieva fondi per sostenere le campagne elettorali dell’esponente del Pd -  potrebbe passare a Milano per competenza, e in questo capitolo   rientrano anche Massimo Ponzellini, ex presidente della Bpm, e poi i due imprenditori pugliesi Enrico Intini e Roberto De Santis, oltre che altri finanziatori.  Infine, in relazione al capitolo collegato alla società Milano Serravalle - società la cui maggioranza assoluta venne acquisita dalla Provincia di Penati con una criticatissima operazione finanziaria - comparirà sempre all’udienza preliminare del 23 gennaio anche  l’architetto Renato Sarno (considerato il «collettore di tangenti di Penati», attualmente in carcere con l’accusa di concussione  e indagato insieme con Marco Bertoli, ex direttore generale del Comune di Sesto), lo stesso Binasco  in qualità di membro del cda di Codelfa, l’ad della stessa società Norberto Moser, l’ad di Milano Tangenziali Massimo Di Marco, il dirigente di quest’ultima società Gianlorenzo De Vincenzi. Corruzione di incaricato di pubblico servizio, questa l’accusa contestata: sarebbero stati illecitamente versati 18 milioni e 800mila euro per i lavori autostradali della terza corsia.  Ci sarebbe poi da affrontare tutto il capitolo dedicato proprio alla compravendita delle azioni della Milano Serravalle, nel 2005. Il capitolo più  delicato. Un fascicolo non ancora chiuso.    

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