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"Marciare su Roma”: quando il fascismo era sovversivo

Il volume curato dallo storico Pietro Cappellari ripercorre le vicende del 1922 "senza polemiche e nostalgismi: la marcia fu insurrezione, un fenomeno proletario"
di Giulio Bucchi domenica 15 settembre 2013

2' di lettura

Marciare su Roma. Atti del Convegno di Studi Storici del Comitato Pro 90° Anniversario della Marcia su Roma (Herald editore 2013, pp 582) è un libro che raccoglie documenti e ricerche presentate da oltre trenta relatori nel corso di Marciare su Roma, evento tenutosi a Perugia nell'ottobre 2012. Dagli studi pubblicati emergerebbe un quadro complesso degli eventi e delle ragioni che motivarono la presa del potere da parte del Duce. Del volume abbiamo voluto parlarne con lo storico Pietro Cappellari, curatore dell'evento e del libro.  Dottor Cappellari cosa ancora non sappiamo della Marcia? "Ad esempio il carattere insurrezionale dello squadrismo. Ricerche contenute nel libro permettono di comprendere come gli squadristi non fossero unicamente dei violenti, bensì dei militanti politici animati da una forte spinta all'insurrezione". Insurrezione? "Nel maggio del 1922 il PNF contava 300mila iscritti, molti dei quali contadini ed operai. La forte connotazione sociale e rivoluzionaria del movimento di Benito Mussolini aveva coinvolti le fasce più deboli della popolazione realizzando quel piano insurrezionale che il Partito Socialista aveva sempre sognato e mai messo in pratica. Cronisti esteri parlarono di proletari in marcia, come nel dipinto di Volpedo". Un quarto stato... in camicia nera? "Guardi, è sufficiente analizzare il programma del 1919 per capire quanto il fascismo pendesse ideologicamente più su posizioni di sinistra che non di destra conservatrice". Un'immagine molto diversa da quella che la gente in genere ha del Ventennio, non le pare? "Marciare su Roma è un lavoro che si attiene ai canoni del rigore della ricerca e che si pone come riferimento per chiunque voglia approfondire e conoscere le sfumature di quel periodo. Da studiosi abbiamo voluto scavare più a fondo, ma con un solo e unico fine: la verità storica, quella vera, non contaminata da polemiche e nostalgismi". di Marco Petrelli  

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