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Priebke sepolto nel cimitero di un carcere

Fine della storia, la salma è sotto terra: operazione in gran segreto, neppure il governo sapeva. La croce senza nome: soltanto delle cifre
di Francesca Canelli domenica 10 novembre 2013

Erich Priebke

2' di lettura

Erich Priebke, capitano delle SS morto l'11 ottobre, il boia del massacro delle Fosse Ardeatine in cui furono giustiziati con un colpo alla nuca 335 prigionieri italiani per rappresaglia dopo l'attentato di via Rasella. Erich Priebke, ora ha trovato sepoltura. La salma, dopo la morte, fu accolta da calci e pugni: nessuno voleva dargli sepoltura, né in Italia né all'estero. E allora, che fare del suo corpo? Si è ripartito dallo stato giuridico del cadavere. Era soldato, ma non può trovare posto in un cimitero militare. Era però anche detenuto, anche se agli arresti domiciliari, e così ha avuto una sepoltura da detenuto. Ezio Mauro ricostruisce su Repubblica l'ultimo viaggio del nazista che non si è mai pentito. La decisione - La bara che tutti rifiutavano era in un hangar della base di Pratica di Mare dal 16 ottobre: a Roma il sindaco aveva vietato la sepoltura, mentre la Chiesa proibiva i funerali religiosi. Dieci giorni di indecisioni, tentennamenti e tentativi. Nel giardino della comunità lefebvriana di Albano si è svolta la benedizione della salma, tra le proteste degli antifascisti. Tutti continuavano a rifiutare il corpo. No dall'Italia, ma non lo accolgono nemmeno Germania e Argentina (in cui Priebke aveva vissuto prima dell'estradizione in Italia). E così, per risolvere la situazione e evitare che il corpo del centenario diventasse un simbolo nazista, l'unità di crisi ha scelto la procedura segreta. Scatta il Nos, il protocollo segreto che permette di non rendere pubbliche le decisioni operative e si sceglie per la sepoltura il camposanto di un carcere italiano. Così non serve il benestare di un sindaco, e si protegge la tomba da strumentalizzazioni e futuri pellegrinaggi di nostalgici di Hitler. L'ultimo viaggio - Un'auto civetta con due sott'ufficiali ha portato la bara, in una delle scorse domeniche, alla sua nuova destinazione. Nessuno sapeva che l'operazione fosse in corso, tranne i due uomini che l'hanno orgestrata: anche l'autista guida inconsapevole, e pure il governo non era stato informato. Nessuno ha guardato quando i due sott'ufficiali prendono pala e piccone per scavare la fossa in cui hanno poi calato la salma. Due ore dopo è tutto finito, e solo a quel punto Palazzo Chigi riceve il messaggio: tutto ok, operazione portata a termine. Sulla tomba di Priebke una croce di legno duro, senza nome. Solo un numero, che servirà ai figli per riconoscere laddove è sepolto il padre, per portargli quel cordoglio e quella solidarietà che il boia delle Fosse Ardeatine negò ai condannati, senza pentirsi mai, almeno pubblicamente. 

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