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Duecentomila euro al cognatoper distribuire volantiniUltimo scandalo Lega in Lombardia

L'ex capogruppo padano Stefano Galli, già indagato per aver chiesto il rimborso regionale per il rinfresco del matrimonio della figlia, è ora accusato anche di truffa aggravata
di Matteo Legnani giovedì 28 febbraio 2013

2' di lettura

  Altro che "Roma Ladrona". Lo scandalo dei rimborsi-spese che ha contribuito ad affossare (se mai ve ne fosse bisogno) l'immagine dell'ultimo governo regionale in Lombardia ha coinvolto tutti i partiti rappresentati al Pirellone: dal centrosinistra al centrodestra, Lega compresa. E tra i consiglieri padani che si facevano rimborsare spese e spesucce che nulla avevano a che far con l'attività istituzionale, c'è anche l'ex capogruppo del Carroccio Stefano Galli. Il quale, tra le varie cose, aveva messo a "nota spese" anche i 6mila euro spesi per il rinfresco del matrimonio della figlia, sposatasi con tal Corrado Paroli. Un operaio imbottigliatore della Norda (marca di acqua minerale che sgorga in Valsassina, sopra Lecco) che, secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto del tribunale di Milano Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini, avrebbe percepito la bellezza di 196mila euro lordi dalla Regione Lombardia per fare attività di volantinaggio e poco altro. Sentito sulla vicenda dei rimborsi-scandalo, Paroli ha infatti spiegato alle Fiamme gialle di avere   offerto al suocero una “mera collaborazione saltuaria in un’attività  di volantinaggio”. Attività lavorativa che secondo i pubblici ministeri è "incompatibile con l’oggetto  dell’incarico conferitogli dal Consiglio regionale lombardo". In pratica, il genero di Galli avrebbe stipulato un contratto di natura fiduciaria avente come oggetto una collaborazione coordinata e continuativa grazie a una sorta di autocertificazione che lo stesso Galli avrebbe  recapitato al 'Servizio programmazione finanziaria del Consiglio   Regionale che attestava, sottolineano i giudici, “falsamente la congruità del compenso”, rispetto “alla prestazione richiesta ed alla professionalità”. Il contratto è stato stipulato tra Paroli e l'ufficio di presidenza del Consiglio regionale “per una collaborazione - si legge ancora nel documento del tribunale -  invero mai eseguita” grazie alla quale è stato conseguito “un ingiusto profitto”. Paroli ha percepito 7.280 euro al mese tra il novembre 2009 e il febbraio 2010 oltre a un compenso straordinario di 14.560 euro per il novembre 2009 e 12.600 euro per il febbraio 2010. Inoltre 9.200 euro tra il novembre 2011 e il gennaio 2012 che   diventano 10 mila euro dal febbraio 2012 fino alla scadenza del contratto. A tutto questo va aggiunto un compenso straordinario di 20mila euro nel dicembre 2012, tuttavia mai incassato. Il tutto ammonta a 196.600 euro lordi “un vero danno   patrimoniale - come scrivono i giudici - di rilevante gravità per l'ente pubblico contraente”, vale a dire lo stesso Consiglio regionale.  In virtù di tutto questo il gip Chiara Valori ha  quindi emesso un ordine di sequestro di tre appartamenti, due di Galli  e uno del genero, per un valore totale di 189.300 euro. L'esponente della Lega, già indagato per peculato, è ora accusato anche di truffa aggravata per l'erogazione indebita di fondi pubblici.  

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