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Chi è Mada Kabobo, il picconatore ghanese di Milano

di Giulio Bucchi sabato 11 maggio 2013

2' di lettura

  di Salvatore Garzillo La storia giudiziaria di Kabobo inizia in Puglia nel luglio 2011. Arrivato da clandestino, il ghanese presenta istanza per l’asilo politico e ottiene un permesso di soggiorno temporaneo (come previsto dalla legge); tuttavia la commissione regionale, incaricata di valutare la sua situazione, respinge la domanda e mette fine alla validità del permesso. Come molti altri africani nella sua condizione, Kabobo fa ricorso e diventa «inespellibile»:  non può essere allontanato dall’Italia prima della definizione della vicenda burocratica.  Alla fine di luglio 2011 arriva nel Cara di Bari (Centro accoglienza richiedenti asilo), dove il primo agosto scoppia una rivolta tra i circa 200 ospiti, che lamentano i ritardi nel riconoscimento dello status di rifugiati. Sono 35 i poliziotti feriti per il lancio di pietre e decine gli stranieri fermati, tra cui anche il ghanese (accusato fra l’altro di furto aggravato). L’extracomunitario viene trasferito al carcere di Lecce. Qui, a conferma del suo temperamento burrascoso, si becca una denuncia per danneggiamento per aver spaccato un televisore. Dal penitenziario uscirà - a titolo definitivo - il 17 febbraio 2012. Il motivo del rilascio è disarmante: decorrenza dei termini di custodia. Da quel momento, diviene uno dei tanti immigrati clandestini in giro per il nostro Paese. Rispunta a Milano nell’aprile scorso, quando i carabinieri lo notano mentre si aggira davanti a una farmacia in viale Monza. Kabobo viene accompagnato in caserma per l’identificazione e il fotosegnalamento, dopo i quali è rimesso in libertà in quanto non risulta avere «pendenze giuridiche». Poiché è ancora in attesa di scoprire l’esito del suo ricorso, non può essere allontanato dall’Italia – è la legge – e una volta messo alla porta dai militari, si trasforma in un senzatetto.  Non è ancora chiaro dove abbia trascorso l’ultimo periodo, anche se gli investigatori ritengono che possa aver dormito in strada in un rifugio di fortuna ricavato in un parchetto poco distante dal luogo delle aggressioni. Per tutto il giorno i carabinieri hanno setacciato la zona proprio in cerca di indizi in proposito ma, al momento in cui scriviamo, non ci sono conferme in tal senso.  La storia del ghanese non è diversa da quella di molti altri suoi connazionali. È legalmente autorizzato a stare in Italia, sebbene abbia precedenti penali, abbia partecipato a una sommossa, lanciato pietre, rubato, danneggiato proprietà e aggredito poliziotti. La sua condizione di immigrato clandestino non gli ha impedito di vivere all’aria aperta – esclusa la breve parentesi nel penitenziario di Lecce – né di continuare un’esistenza da balordo senza punti di riferimento. Fino alla mattina in cui ha deciso di prendere in mano un piccone e fare una strage.     

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