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Errori giudiziari e processi lentici costano 18 miliardi ogni anno

Nei Paesi Ocse, in media, servono 511 giorni per risolvere una controversia di natura commerciale. Quei giorni, in Italia, lievitano a 1.210
di Matteo Legnani domenica 20 ottobre 2013

2' di lettura

Un punto di Pil all’anno. Ecco quanto costa all’Italia la cattiva giustizia. Con i suoi errori e le sue lungaggini nei processi. Un peso spropositato che non è sfuggito neanche al presidente della Bce, ed ex governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che un anno fa quantificò in diciotto miliardi di euro il costo dovuto alle inefficienze nelle aule di tribunale. Perché c’è un collegamento tra gli errori della giustizia e l’economia italiana. Soprattutto se una multinazionale rinuncia a investire nel nostro Paese - ad aprire fabbriche o filiali - per timore di affrontare un eventuale contenzioso che avrebbe tempi infiniti.  Ecco qualche numero. Nei Paesi Ocse, in media, servono 511 giorni per risolvere una controversia di natura commerciale. Quei giorni, in Italia, lievitano a 1.210. Quanto ai costi, le spese legali alla fine assorbono il 30% del valore della causa. Mentre in Francia e Germania il costo scende al 17 e 14% (media europea al 20%). Per non parlare della durata del processo civile. In Italia solo il primo grado impiega 533 giorni per giungere alla sua conclusione. In Austria ce ne vogliono 129, in Francia 286. Numeri che hanno già provocato la reazione delle istituzioni europee. Lo scorso mese di giugno il rapporto Ocse «Giustizia civile: come promuovere l’efficienza», ha di fatto inserito l’Italia nella lista nera. Con la forza dei numeri. Il tempo medio stimato per la conclusione di un procedimento nei tre gradi di giudizio, infatti, è di 788 giorni. Con un minimo di 368 giorni in Svizzera e un massimo di quasi otto anni in Italia. E questo nonostante si tratti di due Paesi, ha evidenziato l’Ocse, che destinano al sistema giudiziario la stessa quota del proprio Pil: lo 0,2%.  La durata record italiana, quindi, non dipende dagli scarsi investimenti, ma dall’inefficienza della macchina giudiziaria. «Non vi sono legami apparenti tra la spesa pubblica totale per la giustizia, quale percentuale del Pil, e la performance dei sistemi giudiziari», ha tirato le somme l’Ocse sulla base anche dei numeri forniti dalla Commissione europea per l’efficienza della giustizia. «Paesi con livelli di spesa simili», infatti, «mostrano lunghezze dei processi molto differenti».  Ancora. Lo scorso anno il centro studi di Confindustria sentenziò che se nel periodo 2000-2007 i processi fossero durati la metà del tempo - magari adeguandosi alla tabella di marcia francese - l’Italia avrebbe potuto vantare un incremento di Pil pari a due punti aggiuntivi rispetto agli otto effettivamente registrati.  Per non parlare dei guasti provocati dall’arretrato. I fascicoli accumulati superano i 6 milioni, a cui si devono aggiungere i 3,5 milioni circa di procedimenti penali pendenti. Azzerare l’arretrato civile, secondo Confindustria, farebbe guadagnare all’Italia il 4,8% del Pil, pari a poco meno di 96 miliardi di euro. di Tommaso Montesano

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