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Corte Costituzionale: blocco agli stipendi pubblici, ma non per i magistrati

di Andrea Tempestini domenica 22 dicembre 2013

2' di lettura

Cinghia stretta per tutti. Una sola eccezione: i magistrati. E' quanto stabiliscono gli stessi magistrati. Ci si riferisce alla sentenza numero 310/2013, passata sotto quasi completo silenzio (a far rumore solo gli atenei), con cui la Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso presentato dai docenti universitari e ha legittimato il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici e dei loro diritti quesiti, con l'unica eccezione dei magistrati. Ricorso bocciato - L'iter che ha portato alla decisione è piuttosto lungo. Si parte dalla legge 122 del maggio 2010, con cui veniva stabilito il blocco degli aumenti, toghe comprese. Putacaso, con la sentenza 223 del 2012, proprio la Consulta aveva annullato l'articolo 9, comma 21, del testo, proprio quello che imponeva il blocco al ritocco degli stipendi per le toghe. Una decisione contro la quale hanno presentato ricorso i docenti universitari; ricorso puntualmente bocciato dalla Corte Costituzionale stessa. In Italia, insomma, vacche magre per tutti, ma non per i giudici, che nonostante i continui richiami dell'europa non pagano nemmeno per i loro errori (la responsabilità civile continua infatti a latitare).  "Sentenza scandalosa" - Michele Poerio, segretario nazionale Confedir e presidente Federpev, tuona contro la decisione della Suprema Corte: "Si tratta di una sentenza scandalosa che impugneremo davanti alla CEDU per violazione dei diritti dell'uomo e della contrattazione collettiva, in quanto determina trattamenti diversi ed opposti nei confronti di dipendenti pubblici, alcuni dei quali - i magistrati - vengono tutelati dalla grave perdita del potere d'acquisto del loro reddito, diversamente da altri con stipendi ben inferiori ed a volta alla soglia di povertà". L'ultracasta - Niente tagli ai magistrati, insomma, che per inciso sono i dipendenti pubblici con la busta paga più gonfia di tutti: in media guadagnano 119.879 euro l'anno, contro i 26.525 euro l'anno del personale scolastico (ultimo in graduatoria) e i 31.594 euro medi dell'intero settore pubblico (dati relativi al 2007, ndr). Inoltre, spiegava Stefano Livadiotti, autore del libro Magistrati - L'Ultracasta, la macchina giudiziaria costa agli italiani (tra tribunali, avvocati d'ufficio e pm) 73 euro per abitante all'anno (dato relativo al 2010, ndr), contro una media europea di 57,4 euro. Livadiotti sottolineava che "da un magistrato ci si possono attendere 1.560 ore di lavoro all'anno, che diviso per 265 vuol dire che lavorano 4,2 ore al giorno". Infine poneva l'attenzione su un caso particolare, quello di un consigliere del Csm, che "sommando stipendi base, gettoni, rimborsi e indennizzi, e lavorando 3 settimane su 4 dal lunedì al giovedì, quindi 12 giorni al mese, guadagna 2.700 euro per ogni giorno di lavoro effettivo". L'ultracasta, appunto.

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