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Padova, imprenditore spara al direttore di banca

L'agguato in provincia di Padova. L'istituto non concede credito, lui perde la testa, fa irruzione e spara al titolare: ora versa in gravi condizioni
di Andrea Tempestini domenica 17 febbraio 2013

2' di lettura

La disperazione che porta alla follia. Un uomo, intorno alle 10.30 di lunedì 11 febbraio, è entrato nella sede centrale della Banca di Credito Cooperativo a Campodarsego ha aperto il fuoco contro il direttore, Pier Luigi Gambarotto. L'uomo, ferito in modo grave, è vivo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Ovvio lo choc dei dipendenti dell'istituto che hanno assistito all'agguato. Autore del folle gesto è stato Luciano Franceschi, imprenditore del settore alimentare e proprietario di un supermercato a Borgoricco. Lo sparatore, noto "venetista", era presidente dello "Stato Veneto Indipendente". Dietro al suo gesto, si suppone, la mancata concessione di un credito da parte della banca. La dinamica dell'agguato - Franceschi è arrivato davanti al Credito Cooperatico con la sua Panda. Dopo essere entrato si è subito diretto verso l'ufficio del direttore. Quindi è iniziata la discussione, e poi è partito un colpo di pistola: il bancario è stato colpito al torace e trasportato all'ospedale di Padova, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Le condizioni dell'uomo non sarebbero gravi e non rischia la vita. L'imprenditore è stato fermato dai carabinieri e portato nella caserma di Campodarsego. Ora si trova a disposizione del gip per l'interrogatorio. Zaia: "Segno di disperazione" - "E' un gesto da condannare - ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia -, ma anche un segno di disperazione che una volta di più mostra una guerra tra poveri. E' un segno della disperazione - ha aggiunto - esaltata dalla crisi e dalle difficoltà di vedere una luce in fondo al tunnel. Gli atti di violenza, comunque, vanno condannati". Zaia ha poi aggiunto che "proprio la disperazione è un minimo comune denominatore con i suicidi degli imprenditori. Continuiamo a lavorare sulle politiche si sostegno alle imprese e dell'occupazione. La protesta ci sia - ha concluso -, sia forte e vigorosa, ma non deve passare agli insulti, alle mani, alle armi".  

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