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Ruby bis, spunta un testimone misterioso Fede salvo, pentita del bunga bunga nei guai

Intanto, dopo Barbara Guerra, ritira la costituzione di parte civile anche Iris Berardi
di Eliana Giusto domenica 23 giugno 2013

Imane Fadil

2' di lettura

Colpo di scena al processo Ruby bis che vede imputati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Il legale dell’ex direttore del Tg4, l’avvocato Alessandra Guarini, prima di svolgere la sua arringa, ha comunicato ai giudici di avere saputo che, nelle scorse settimane, un tale Manuel Giovine si è presentato in Procura a Roma per rendere dichiarazioni che riguardano Imane Fadil, la "pentita" del bunga bunga, teste chiave dell’accusa e parte civile. Le affermazioni di questo testimone "last minute" avrebbero, secondo quanto riferito dall’avvocato, "estrema rilevanza difensiva". La Guarini ha spiegato di avere verificato l’esistenza effettiva di quest’uomo dal quale poi avrebbe ricevuto una telefonata in studio e di avere accertato che il verbale con le dichiarazioni è stato trasmesso il 31 maggio scorso al procuratore aggiunto Ilda Boccassini. E ha aggiunto che Giovine ha chiesto che le sue affermazioni venissero acquisite nel processo. Dura l’opposizione del pm Antonio Sangermano che si è opposto all'acquisizione del verbale: "Non vorremmo che si agitassero intorno al processo persone a libro paga improvvisate e faccendieri. Non conosciamo il contenuto di queste dichiarazioni, prendiamo atto che è stato accertato che non è un ectoplasma".  Da parte sua, la Fadil, che non si perde un'udienza del processo, ha detto di non conoscerlo: "Manuel Giovine? Non so chi sia". La pentita del bunga bunga, per dimostrarlo, ha mostrato, come se valesse qualcosa, la rubrica del suo telefonino che alla lettera M non aveva memorizzato alcun Manuel.  Intanto, ha ritirato la costituzione di parte civile Iris Berardi, una delle olgettine che ha partecipato alle serate di Arcore e che oggi avrebbe dovuto chiedere il risarcimento per i danni subìti. Nelle scorse settimane Barbara Guerra aveva fatto la stessa cosa dopo il chiarimento con Nicole Minetti e la lettera di scuse che le aveva inviato l’ex consigliera del Pdl. A questo punto restano tre le parti civili presenti nel processo: Chiara Danese, Ambra Battilana e, appunto, Imane Fadil che, venerdì scorso, ha chiesto un risarcimento di due milioni di euro.

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