Maceo Carloni tra sindacato e "Fascismo d'acciaio"

Stefano Fabei ripercorre la vicenda umana e politica del sindacalista, "prima mazziniano e poi fascista" ucciso dai partigiani il 4 maggio 1944
di Giulio Bucchidomenica 23 giugno 2013
Maceo Carloni tra sindacato e "Fascismo d'acciaio"
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Il 4 maggio 1944 il sindacalista Maceo Carloni è assassinato nei dintorni di Terni. Autori dell'omicidio i militanti comunisti della resistenza locale. Movente: Carloni sarebbe stato un collaborazionista dei tedeschi. Solo questo? Non proprio, almeno secondo Fascismo d'acciaio: Maceo Carloni e il sindalismo a Terni (1920-1944), un saggio di Stefano Fabei (Mursia 2013) che fornisce uno spaccato del mondo della grande azienda italiana, del fascismo e del sindacalismo fascista fino al 1944, toccando anche il tema della socializzazione della RSI che, proprio a Terni, mosse, seppure tardi, i suoi primi passi. A parlare del libro e della figura di Maceo è Enrico Carloni, figlio del sindacalista che ci spiega quali idee avesse il padre, quale fu la sua opera e perché fu ucciso.   Cosa ne pensa di Fascismo d’Acciaio?  "Interessante per la trattazione scientifica riguardante il sindacato fascista a Terni e le elezioni delle Commissioni di fabbrica in cui venivano presentate liste comprendenti lavoratori sia fascisti che comunisti".  Chi era Maceo Carloni? "Un operaio sindacalista di ideali mazziniani, passato poi al fascismo per potere svolgere la sua missione a favore dei lavoratori. Dal punto di vista umano, un uomo ed un padre e marito esemplare che sino all’agonia ebbe il solo pensiero per i suoi cari!.  Quale contributo ha dato al mondo del lavoro?  "Ha contribuito a stipulare contratti di lavoro metallurgici nazionali sottoscritti da lui espletando anche il compito di direttore della Mutua aziendale degli stabilimenti relativa all’assistenza sanitaria".  Fu ucciso perché fascista?  "Come afferma nel testamento spirituale, fu prima mazziniano poi fascista, ma restò nell’anima mazziniano. Morì perché la capacità e il carisma conquistati in anni di attività sindacale avevano attirato odi e rancori da parte di chi voleva lo stalinismo come regime che gestisse il mondo". di Marco Petrelli