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Palazzo Grazioli, chiesto lo sfratto di Forza Italia

Il conte Capodilista Madura si rivolge ai giudici, che fissano entro il 15 gennaio il termine per liberare i locali: "Affitti non pagati"
di Andrea Tempestini domenica 29 dicembre 2013

Dal balcone di Palazzo Grazioli

3' di lettura

Vogliono sfrattare Silvio Berlusconi, Forza Italia e ciò che rimane del Popolo della Libertà: resta tempo fino al 15 gennaio per liberare i locali di Palazzo Grazioli ancora occupati, poi interverrà l'ufficiale giudiziario per lo sfratto. La notizia è rilanciata da Il Tempo, che dà conto dell'ordinanza di rilascio fissata dal giudice della sesta sezione civile del Tribunale di Roma, che ha stabilito il termine ultimo per liberare la porzione del pian terreno dello stabile. Il punto è che il Cavaliere, così come il partito di cui era leader (ora i parte riassorbito in Forza Italia) è un semplice inquilino nella residenza di via del Plebiscito, di proprietà dei discendenti dei nobili Grazioli. Giorgio Emo Capodilista Maldura, primo figlio del conte Gabriele Emo Capodilista Maldura e di Caterina Grazioli, lo scorso 13 novembre ha citato in giudizio chi rappresenta legalmente il partito, Rocco Crimi e Maurizio Bianconi, chiedendo il pagamento di 34.118 euro di affitto: secondo gli avvocati dell'uomo, il Pdl non pagherebbe dallo scorso giugno, risultando moroso per 30.890 euro.  Il canone - Il conte Capodilista Maldura aveva concesso in locazione al Pdl il pianterreno di Palazzo Grazioli come "sede di attività istituzionali". In quel ramo dell'edificio ci sono il "parlamentino" (circa 250 metri quadri), l'ex redazione de il Mattinale (altri 200 metri quadi) e un'altra analoga porzione di spazio era occupata dagli uffici. Il contratto relativo agli uffici fu stipulato nel 2011, con scadenza al 30 settembre 2017 e rinnovo per altri sei anni in mancanza di disdetta; il canone era fissato in 75.600 euro da pagare con rate anticipate da 6.300 euro entro il 5 di ogni mese. Poi il canone venne ridotto "per venire incontro al conduttore che lo ha richiesto", recita il contratto: dal primo ottobre 2011 al 30 settembre 2012 era di 5.750 euro al mese; quindi dal primo ottobre 2012 al 30 settembre 2013 fu fissato a 6mila euro al mese. La recessione - Il Pdl poteva recedere dal contratto in qualsiasi momento, con un preavviso di sei mesi, facoltà di cui Crimi e Bianconi si sono avvalsi il 28 novembre 2012: "I locali saranno liberati entro il 31 maggio 2013", scrivevano. Ma i locali non sono ancora stati liberati, anche se non viene versato il canone d'affitto. Così il conte Emo Capodilista Maldura, dopo alcune settimane, decide di rivolgersi al Tribunale civile per ottenere lo sfratto, il versamento dei canoni non pagati dal primo giugno (30.890 euro) e l'aumento sulla locazione per l'aggiornamento Istat, pari a 1.424 euro, da cui risulta la somma totale. Il (fu) Pdl, da par suo, sostiene che "in virtù del recesso del contratto" risulta "inapplicabile lo sfratto", e che di conseguenza non si può pretendere il pagamento di un corrispettivo a titolo di canone. Inoltre, aggiungono Crimi e Bianconi, "anche la quantificazione della supposta morosità in un totale di 34.118 euro è palesemente errone, considerato che il Pdl ha apportato migliorie all'immobile". La mediazione - Le due parti si incontreranno il 10 gennaio per tentare una transazione. Il legale del Pdl, Ignazio Abrignani, precisa: "La somma che il partito deve restituire è di circa 12-13mila euro, più o meno l'arretrato di tre mesi. Il 10 gennaio - prosegue - faremo i conti, considerato che era stata corrisposta anche una cauzione pari a sei mesi". Nel caso l'accordo sfumasse, il giudice ha fissato la prima udienza per il 29 gennaio. Abrignani prosegue: "Ci tengo a precisare che abbiamo riconsegnato le chiavi dei locali di palazzo Grazioli che hanno l'ingresso in via della Gatta 14. Manca ancora all'appello il Parlamentino e il Mattinale, che riconsegneremo al proprietario tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio".

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