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Comunione ai divorziatiLa tentazione di Bergoglio

Pubblicata l'Esortazione "Evangelii Gaudium" in cui il Papa disegna il pontificato: condanna l'aborto ma apre all'Eucarestia per chi si risposa
di Lucia Esposito sabato 30 novembre 2013

Jorge Mario Bergoglio

3' di lettura

L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli». Una frase contenuta nell’esortazione apostolica di Papa Francesco «Evangelii Gaudium», la «gioia del Vangelo», che da ieri è stata diffusa pubblicamente, probabilmente è destinata a rilanciare l’annosa  questione della comunione ai divorziati e ai risposati. Una frase che certamente offre una riflessione ma che in molti saranno disposti a leggere come una «apertura» straordinaria offerta dal Pontefice, se non addirittura usata per sostenere tesi che il Papa non presenta.   In realtà, l’indicazione è quella di una visione pastorale della Chiesa e quindi anche del sacramento dell’Eucarestia, che appunto Francesco definisce, tra l’altro,  un «aiuto» ai più deboli: «Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto o per ciascuno con la sua vita faticosa». Quindi si tratta di un percorso da intraprendere, lungo la strada della misercordia verso chi, come i divorziati, vivono la loro fede in una condizione difficile. Parole molto più dure e chiare il Papa le riserva alla questione dell’aborto e alla difesa della vita e dei più deboli: «Tra questi deboli», scrive Francesco, «di cui la Chiesa vuol prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, cui oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano».  E poi avverte chi si attende grandi stravolgimenti della Chiesa sui valori fondamentali: «Non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a modernizzazioni. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana».  Va ricordato che questo testo non è una enciclica, ma comunque si tratta di uno scritto ampio e denso che rappresenta una summa dei primi otto mesi del magistero di Bergoglio, la sua visione della Chiesa, soprattutto connotata dall’opzione preferenziale per i poveri e aperta al mondo, nemmeno centralizzata, a cominciare dalle gerarchie ecclesiatiche, dalla Curia, dalle Conferenze episcopali.   Tra le molte indicazioni pastorali anche una speciale per la attenzione alla omelia nelle messe. Il Papa mostra anche di avere chiaro come funziona il meccanismo dei media e delle sue distorsioni: «Nel mondo di oggi, con la velocità delle comunicazioni e la selezione interessata dei contenuti operata dai media, il messaggio che annunciamo corre più che mai il rischio di apparire mutilato e ridotto ad alcuni suoi aspetti secondari». La soluzione? La conversione autentica di chi si definisce cristiano. A cominciare proprio da lui, il capo della Chiesa: «Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato».  Caterina Maniaci

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