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"Il professore di mio figlio è gay",condannata una mamma per diffamazione,Nitto Palma: "Dire frocio non è reato"

La suprema Corte ha dato ragione ad un docente che si è sentito diffamato per alcune parole sui suoi gusti sessuali. Ma per il Pdl nella legge sull'omofobia non si può punire chi dice "gay"
di Ignazio Stagno domenica 18 agosto 2013

Francesco Nitto Palma

2' di lettura

Mentre il parlamento discute sulla legge sull'omofobia, la Cassazione si porta avanti. La suprema Corte ha condannato una donna per diffamazione dopo che aveva parlato dei gusti sessuali dell'insegnante di suo figlio. La donna aveva sostenuto che il prof  "era omosessuale". Querelata dal docente, la mamma è finita in tribunale dove è stata condannata ad un  risrcimento per danni morali in favore del Prof.  Il caso - Nel corso d'una telefonata con una collaboratrice scolastica dell'istituto frequentato da suo figlio a Cagliari, Simona P. aveva detto che il prof di inglese era un "gay". In un'altra conversazione con la preside la donna aveva inoltre affermato che il Prof era, a suo dire, "pedofilo, gay e maleducato". La mamma cagliaritana ha provato poi a giustificare le sue parole così: "Ho usato quelle espressioni per legittima difesa di mio figlio, verso il quale nutrivo il timore che l'insegnante di inglese lo volesse abbracciare in quanto gay". La Corte non le ha creduto e l'ha condannata ad una multa di 800 euro. Inoltre la donna ha provato a difendersi sostenendo di aver riportato solo delle "voci" che giravano da tempo per l'istituto. Ma la Cassazione ha affermato che il "semplice riportare voci di quel genere non esenta da sanzioni". Insomma ora la donna dovrà mettere mano al portafoglio e risarcire il docente. La sentenza comunque non spegne le polemiche sulla legge sull'omofobia. "Dire frocio non è reato" - Così, il presidente della Commissione Giustizia al Senato, l'azzurro Francesco Nitto Palma afferma: "Dire frocio a una persona può essere rilevante sul piano di un reato di ingiuria, ma da qui a incasellare solo su questo una possibile fattispecie della legge sull'omofobia secondo me ce ne corre. Invece dirglielo ripetutamente, rendergli la vita impossibile, bersagliarlo di insulti e provocazioni in modo sistematico, quello è un'altra cosa che sicuramente merita un reato specifico", ha dichiarato Nitto Palma ai microfoni di Klauscondicio. "Noi assimiliamo al termine frocio un significato negativo insito nella volgarità dello slang. Bisogna fare attenzione perché una legge sull'omofobia deve tutelare la libertà di ciascuno di noi di vivere la propria vita come meglio ritiene senza attribuire connotazioni negative a quello stile di vita. Io non userei mai il termine frocio, piuttosto userei la parola omoaffettivo che ha lo stesso significato ma non esprime volgarità e disprezzo", ha concluso Nitto Palma. (I.S.)

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