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Parola di Papi (Francesco e Benedetto):"Fuori il diavolo dal Vaticano"

Bergoglio e Ratzinger inaugurano la statua di San Michele Arcangelo, affinché cacci il demonio dalla Santa Sede
di Camillo Langone domenica 7 luglio 2013

Ratzinger e Bergoglio

3' di lettura

Papa Francesco mi spiazza sempre. Quando diventa troppo sociale per i miei gusti mistici (ovviamente mi riferisco  all’incombente visita di Lampedusa) ecco che subito dopo mi ritorna metafisico. Quando comincia a essere troppo facilmente equivocabile, quando dalle omelie di Santa Marta troppi osservatori cominciano a estrarre l’idea che tutto il male del mondo sia da addebitarsi ai ricchi, agli occidentali, agli europei autoctoni, o magari soltanto a chi si ritrova la relativa fortuna di un tetto sulla testa e di un frigorifero pieno, ecco che il colpevole viene identificato con un’entità sovrapolitica, sovracontinentale e sovrumana: il diavolo.  Ieri Bergoglio ne ha riparlato e non nella solita omelia mattutina ma durante una cerimonia svoltasi nei Giardini Vaticani per l’inaugurazione di una statua dedicata a San Michele Arcangelo, alla presenza di Ratzinger. Un visibile segno di continuità, questo, che dispiacerà ai discontinuisti, ossia a tutti coloro che insistono nel notare e far notare, ad esempio sulle pagine di Repubblica, una rottura fra i due pontificati. Mentre è chiaro che il Papa precedente era lì perché invitato dal Papa regnante, e non per cortesia ma per una palese comunione di intenti. Era stato Benedetto XVI ad approvare il progetto della statua, è stato Francesco a benedirla e a consacrare l’intero Vaticano all’arcangelo antisatanico per eccellenza che l’iconografia ci mostra con tanto di spada, corazza, piede sulla testa del demonio, e che l’Apocalisse ci rivela mentre combatte il gran drago insieme agli altri angeli: insomma il Santo meno pacifista che si possa immaginare.  «Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori», ha detto il Papa nel suo discorso, spiccio come da stile. Il cardinale venuto dalla fine del mondo per vestirsi di bianco e dare inizio a una nuova e più incisiva evangelizzazione, con queste poche parole ci ha ricordato che il diavolo esiste e che si annida laddove qualche ingenuo penserebbe sia strano trovarlo, a pochi metri dalla tomba di Pietro.  Nulla di nuovissimo, è vero: Francesco ne aveva già parlato più volte e il verminaio vaticano venne scoperchiato in una delle omelie più drammatiche di Paolo VI. «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana anche nel tempio di Dio», disse Montini. Correva l’anno 1972, Lucio Battisti cantava «Il mio canto libero» e tutti, da Mogol all’ultimo dei seminaristi, pensavano che fosse urgente liberarsi dai retaggi del passato per poter accedere a «nuove sensazioni, giovani emozioni» che «si esprimono purissime in noi». Di purissimo purtroppo non c’era nulla, salvo forse la superbia inoculata dal principe di questo mondo che aveva e ha tutto l’interesse nel convincere l’uomo di potersi salvare da solo, senza un intervento superiore e senza mediazione ecclesiastica.  Contro quest’idea di salvezza esclusivamente terrena ha parlato ieri Francesco: «Michele è il campione del primato di Dio e lotta per ristabilire la giustizia divina». La novità sta nell’aver detto queste cose alla presenza di Joseph Ratzinger, anch’egli di bianco vestito e seduto al suo fianco su uno scranno più da Papa effettivo che da emerito. Si è reso così visibile il filo che lega i due magisteri, uniti contro un nemico comune che dalle parti del palazzo apostolico prende varie forme: la forma Ior, piccola banca che da decenni, con la sua cocciuta controtestimonianza, reca grandissimo danno alla Chiesa, o la forma Lobby, e quando dico lobby dico la lobby per eccellenza, la cricca sodomitico-cardinalizia citata da Bergoglio il mese scorso durante un incontro con religiosi latino-americani...  Padre Amorth, il grande esorcista, tempo addietro riportò una conversazione molto particolare: «Il demonio mi disse che Giovanni Paolo II era pessimo, ma Benedetto XVI era peggio». Ovvio: dal punto di vista di Satana la presenza di un Papa di grande fede è un grosso problema. E allora penso che il sorridente, determinatissimo Francesco sarà, per quel cattivo soggetto, la prova che al peggio non c’è limite. E mi rassereno.

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