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Morte Borrelli, oggi Antonio Di Pietro piange: ma solo ieri non ha firmato l'encomio funebre

di Davide Locano domenica 28 luglio 2019
2' di lettura

Hanno fatto impressioni le immagini di Antonio Di Pietro alla camera ardente allestita a Palazzo di Giustizia a Milano per Francesco Saverio Borrelli: Tonino in lacrime, distrutto, all'estremo saluto del capo del pool di Mani Pulite. Tra i due il rapporto è spesso stato aspro, litigioso, pieno di sospetti. Forse anche per questo, oggi, l'emozione ha avuto il sopravvento sull'ex leader dell'Idv. Accompagnato da moglie e figlio, Di Pietro si è fermato per qualche minuto in silenzio davanti al feretro di Borrelli, poi ha abbracciato il procuratore di Milano, Francesco Greco, e salutato con un galante baciamano la moglie del magistrato Maria Laura e i figli Federica e Andrea. Visibilmente commosso, Di Pietro si è fermato a parlare con Gherardo Colombo e con Greco e poi si è allontanato. Leggi anche: "Come sceglievamo gli obiettivi": Filippo Facci svela Borrelli Eppure in molti - tra cui Vittorio Sgarbi su Il Giornale - hanno notato come alla vigilia, proprio Di Pietro, non abbia firmato la lettera di encomio funebre pubblicata sul Corriere della Sera dopo la morte di Borrelli. Non a caso, alla camera ardente, Di Pietro ha evitato con cura di parlare con i giornalisti presenti, così come non ha risposto al telefono a chi ha provato a raggiungerlo in questi giorni. Nel video (Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev) la camera ardente allestita per Borrelli Come detto, il rapporto tra i due non è sempre stato rosa e fiori, anzi. Si pensi al confronto ricostruito sempre dal Corriere, secondo cui quando Borrelli apprese delle dimissioni a sorpresa di Di Pietro - 6 dicembre 1994 - "non solo aveva taciuto al pool di essere sotto scacco di Previti per un prestito dall’assicuratore Gorrini, ma aveva poi anche lasciato intendere ai vari politici che lo corteggiavano di essere stato quasi costretto dai colleghi a indagare Berlusconi, Borrelli gliene chiede conto. Prima in una burrascosa telefonata (non venire più in Procura perché ti faccio buttar giù dalle scale se non fai immediatamente il tuo dovere» di smentire), e in seguito nel 1996 testimoniando in Tribunale a Brescia sulla 'defezione' di Di Pietro a dispetto dell’assicurazione ai colleghi poi in aula ci vado io e quello lo sfascio".

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