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"Le altre Gladio": Osoppo Friuli, i partigiani bianchi e la lotta anti-comunista

di Giulio Bucchi domenica 25 maggio 2014

2' di lettura

"Gladio fu necessaria durante i giorni della Guerra Fredda, ma in vista del collasso del Blocco Orientale, l'Italia avrebbe suggerito alla Nato che l'organizzazione non era più necessaria", avrebbe dichiarato, anni dopo il suo scioglimento, Giulio Andreotti in merito all'esercito "clandestino". A questo argomento, che da due decenni stuzzica la fantasia degli italiani, lo storico Giacomo Pacini ha dedicato Le altre Gladio (Einaudi 2014, pp. 336), opera che getta nuova luce sulle strutture stay behind che operavano in Italia. Professore, perché fa iniziare la storia di Gladio nel '43? "Perché fu in quell'anno che cominciarono a delinearsi le prime strutture paramilitari segrete che avrebbero dovuto reagire attuando forme di lotta partigiana contro un esercito invasore". Già dalla Guerra di Liberazione? "Esattamente. Nate in funzione antinazista, nell'immediato dopoguerra una parte di esse cominciò ad operare in funzione anticomunista". Per esempio gli osovani trucidati a Porzus? "Sì. Dopo lo scioglimento al termine della guerra, la Brigata Osoppo Friuli rinasce nel 1947, tornando ad operare nelle stesse zone in cui, nel corso del conflitto, aveva combattuto contro i tedeschi e contro le mire espansionistiche dei comunisti del Maresciallo Tito". Poi, nel 1956, confluì in Gladio... "Non esattamente: in tutta la sua vita operativa la Osoppo arriverà a contare circa 4mila uomini, molti di più rispetto a Gladio che, fino allo scioglimento, avrà un organico ufficiale di 622 gladiatori. Un dato, questo, che aiuta a capire che non tutti gli osovani entrarono in massa in Gladio". Dove finirono gli altri? "Alcuni andarono in pensione per ovvie ragioni di età, altri rimasero verosimilmente organizzati al di fuori di Gladio". Il primo esercito clandestino della Nato era dunque comandato da partigiani? E gli ex fascisti ai quali una certa vulgata ci ha abituati dov'erano? "E' documentato da svariate testimonianze che nella base della Osoppo Friuli ci fossero elementi di provenienza fascista, ma i quadri erano tutti ex partigiani bianchi". di Marco Petrelli @marco_petrelli

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