Alle 10.43, tra due ali di poliziotti, Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena e accusata di averne favorito la latitanza insieme all'ex ministro Claudio Scajola, è giunta alla frontiera di Ponte San Luigi a bordo di un Ford Galaxy bianca della gendarmeria francese con i vetri oscurati, scortata da due auto con agenti armati e preceduta da due agenti in moto. La donna è scesa tra due ali di poliziotti: jeans, una giacca leggera beige e scarpe sportive, i capelli biondi sciolti, la Rizzo in manette è stata fatta entrare subito nell'ufficio della Polizia di frontiera per la notifica degli atti giudiziari relativi alla sua estradizione. Arrivata alla frontiera ha telefonato alla figlia Francesca: "Come state ragazzi? Sono contenta di essere in Italia" Chiara Rizzo ieri, solo dopo le 14, dalle Baumettes di Marsiglia era riuscita a telefonare alla figlia Francesca, dicendole di essere disperata. Tant'è che il difensore, Buonaventura Candido, si è lamentato del fatto che il gip di Reggio Calabria ha respinto la richiesta di poter incontrare la sua cliente nel carcere francese: "Tutti i detenuti italiani, dopo 5 giorni dall'arresto, possono colloquiare con il difensore. Per Chiara Matacena, invece, è stato negato il permesso". L'inchiesta - Sul fronte dell'inchiesta, per domani è previsto l'arrivo ad Imperia del sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Francesco Curcio, e del pm della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Toglieranno i sigilli (posti il giorno dell'arresto dell'ex ministro) alla dependance di Villa Ninina, al locale che custodisce i documenti di Scajola. Un centinaio di faldoni saranno spulciati uno per uno, per capire quali sono quelli importanti, utili all'inchiesta e da sequestrare.