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Lo scafista ci prende in giro: "Non ci faranno nulla sono solo chiacchiere. Perché lo facciamo? Per vendetta"

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 26 aprile 2015

2' di lettura

Oltre il danno, la beffa. Gli scafisti non temono minimamente le azioni che l'Europa potrà mettere in campo per contrastarli. Sono solo parole, per loro, le minacce che arrivano in queste ore che seguono la più grande tragedia del Mediterraneo. Non solo. Non intendono fermarsi nonostante tutti quei morti perché la loro è una vendetta nei confronti dell'Ue che ha contribuito a rovesciare il regime del colonnello Gheddafi. Lo dice chiaramente Hajj un nome di fantasia dietro al quale si cela uno dei principali trafficanti di esseri umani di Zuara, la città sulla costa della Libia nord occidentale che è uno dei più importanti punti di imbarco per i migranti che attraversano il Mediterraneo diretti in Italia. "Bugiardi" - In un’intervista esclusiva al Guardian Hajj si prende gioco di noi: "Stanno solo mentendo, sono dei bugiardi. E non è la prima volta. L’anno scorso successe la stessa cosa quando ci furono altre tragedie. La gente dei diritti umani si mise a fare discorsi e i politici si riunirono e dissero che avrebbero fatto qualcosa. Ma non successe nulla. Sarà lo stesso". "Che faranno", chiede ironicamente Hajj in un’intervista esclusiva al Guardian, rilasciata nelle ore successive alla riunione in Lussemburgo nella quale i ministri degli Esteri e degli Interni della Ue hanno dichiarato guerra ai trafficati, "metteranno qui due fregate? Due navi da guerra? In acque libiche? È un’invasione". , Vendetta nei confronti dell'Ue - Hajj, che non rivela il suo vero nome, ha 33 anni, è laureato in legge e appartiene alla minoranza Amazigh, la tribù berbera i cui membri gestiscono il traffico dei migranti a Zuara sostiene di avere fatto arrivare mille persone in Italia la scorsa settimana, e afferma di agire per una sorta di ’vendetta' nei confronti dell’Unione europea. La Ue, dice ha avuto il merito di avere contribuito nel 2011 a rovesciare il regime del colonnello Gheddafi, che aveva a lungo oppresso la minoranza Amazigh. I traffici di migranti, afferma Hajj, durante il regime erano l’unica fonte di reddito per i berberi di Zuara. Dopo la caduta di Gheddafi, "volevamo restituire il favore alla Ue perché si schierò con noi contro il tiranno e mostrare che (il traffico, ndr) poteva smettere", spiega Hajj. Ma i successivi stravolgimenti in Libia, con l’indifferenza del governo e della Ue per la sorte dei berberi, hanno spinto i trafficanti di Zuara a riprendere le loro attività criminali. "Era tutta apparenza", dice. "Il governo libico non sta dalla nostra parte e nemmeno la Ue ci aiuta. Se tu non mi proteggi, io non ti proteggo. Ti metterò pressione".

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