Non c'è pace, gli impallinati antimafia se ne inventano sempre di nuove per rompere l'anima a tutti. In sintesi: esiste una regola, nell'ordinamento giudiziario, secondo la quale non si può restare nelle procure antimafia per più di dieci anni. Uno come il pm della «trattativa» Nino Di Matteo, che invece vorrebbe indagare quanto gli pare su quello che gli pare, sarebbe già scaduto da quattro anni: ma un trucchetto gli ha consentito eccezionalmente di farsi «applicare» di nuovo all'antimafia (lui ed altri) e così ha proseguito imperterrito sino a oggi, coi meravigliosi risultati che tutti conosciamo. Ora il Csm - mica la P2: il Csm - ha emesso una circolare per fermare un andazzo che impediva la circolazione delle competenze e che creava "baronati" e rendite di posizione. Dunque, a breve, Di Matteo e compagnia dovrebbero passare ad altro come capita ai magistrati normali: apriti cielo. Gli impallinati sono impazziti, allarme nazionale, Di Matteo che telefona a Repubblica, Travaglio che tira in ballo Riina e il Quirinale e la Falange Armata, noi che sbadigliamo perché sappiamo che ci attende un'altra formidabile rottura di palle. Csm e procura - vedrete - tratteranno. Gli unici che stappano champagne, per ora, sono le toghe antimafia normali, quelle che a Palermo si fanno un mazzo così, quelle che la mafia la combattono davvero e che del gruppetto della «trattativa» (cinque persone in tutto) non ne possono più da anni. Brindiamo con loro. di Filippo Facci @FilippoFacci1