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Finmeccanica, fondi neri e tangenti: quattro arresti

di Andrea Tempestini domenica 30 marzo 2014

2' di lettura

Un nuovo terremoto scuote Finmeccanica: quattro arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza nell'ambiato dell'inchiesta della Dda di Napoli sul sistema Sistri, quello della tracciabilità dei rifiuti. Per fondi neri e tangenti finisce agli arresti domiciliari Lorenzo Borgogni, ex direttore delle Relazioni esterne del colosso. Manette anche per Stefano Carlini, ex direttore operativo della Selex service manager e due imprenditori romani, Vincenzo Angeloni e Luigi Malavisi. E' stata perquisita anche l'abitazione dell'ex presidente del colosso, Pier Francesco Guarguaglini, a capo di FInmeccanica fino al dicembre 2011. Conti e cassette - Le ordinanze per gli arresti sono state emesse alla conclusione di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Napoli-Dda. Nel mirino le procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del sistema di tracciabilità dei Rifiuti, il Sistri. Inoltre sono stati posti sotto sequestro preventivo 28 conti correnti e due cassette di sicurezza, che si è appreso essere riconducibili alle persone a vario titolo coinvolte nell'inchiesta, nata dagli sviluppi investigativi successivi ad altri arresti preventivi eseguiti nell'aprile del 2013. Secondo gli inquirenti, gli illeciti si configurerebbero nel meccanismo di scelte e individuazione e realizzazione del progetto Sistri (che avrebbe dovuto essere operativo già nel 2010, ma che ad oggi ancora non è completamente a regime). I soldi nei borsoni -Gli inquirenti, nel dettaglio, hanno accertato che, tramite un sistema di false fatturazioni e sovrafatturazioni tra Selex Servixe Management e le affidatarie, sono stati creati dei fondi neri destinati, secondo quanto ricostruito dal gip, al pagamento di tangenti (anche sfruttando società estere in paradisi fiscali del Delaware, Stati Uniti, e tramite l'apertura di conti correnti cifrati in Svizzera). Per gli investigatori partenopei, Angeloni sarebbe stato uomo di riferimento di una sorta di braccio operativo dei vertici di Finmeccanica, occupandosi della richiesta delle somme di denaro, poi recapitate ai vertici del gruppo. L'imprenditore, inoltre, risultava destinatario anche di altre somme originate da false fatturazioni, emesse a fronte di fittizi contratti di consulenza predisposti a nome di una società cartiera costruita ad-hoc attraverso dei prestanomi. Le indagini, infine, riguardano anche un episodio di corruzione per 4 milioni di euro, parte dei quali consegnati in contanti in due borsoni direttamente negli uffici di Finmeccanica.

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