"Un’aspirina laddove servirebbero farmaci a dosi da cavallo". Così l'Unione delle Camere Penali commenta il disegno di legge sulla custodia cautelare approvato dalla Camera. Sul provvedimento, studiato da una commissione nominata dal ministro di Giustizia Anna Maria Cancellieri, si sono sentite grandi cose: con le sue misure, che restringono i campi d'applicazione della carcerazione preventiva, si risolve (in parte) l'affollamento delle carceri e si riconoscono le garanzie degli imputati. Ma l'associazione degli avvocati italiani non condivide l'enfasi del governo, perché il il disegno di legge è stato rivisto dopo che certa stampa (Il Fatto in primis) ne avevano detto ogni male possibile. "Il testo approvato non giustifica nè i toni entusiastici di chi ha titolato sarà più difficile andare in carcere - si legge in una nota -, nè quelli catastrofici di chi ha pronosticato scenari cupi di strade infestate da delinquenti e di inermi cittadini barricati in casa,dal momento che le modifiche introdotte appaiono troppo timide". E' proprio sulla questione dei titoli di giornale che l'Unione Camere penali batte più forte: "La politica dimostra ancora una volta di non avere la forza di resistere all’editoriale di un Travaglio qualsiasi - è l'accusa - oppure al travisamento quotidiano e costante dei dati criminologici, che sono in calo ma che - si osserva - una sapiente regia mediatica fa si che vengano percepiti come in crescita". Mentre l'associazione afferma di non nutrire grosse speranze su un cambio sostanziale della situazione ("come sperare che la magistratura abbandoni la prassi dell’abuso della custodia cautelare?"), esprime rammarico il suo rammarico. "Avevamo offerto alla Commissione Giustizia un paniere di emendamenti dal quale è stato preso troppo poco" conclude la nota. Gli avvocati, adesso, sperano che dal passaggio in Senato il testo esca migliorato. Travaglio permettendo.