«Non è niente di eccezionale, il teatro mi ha chiesto di suonare e io ho fatto in modo che lo spettacolo andasse in scena». Non si sente un'eroina Enrica Ruggiero, la pianista che lunedì sera ha accompagnato da sola la Bohème di Giacomo Puccini, nel suggestivo scenario di Caracalla. Eppure la Ruggiero, che dal 2004 è maestro collaboratore di sala all’Opera di Roma e che durante la stagione 2011-2012 è stata anche ospite come Korrepetitor alla Staatsoper di Vienna, ha salvato la prima dell’opera, minacciata dallo sciopero dell’orchestra, e rimediato all’ennesima figuraccia dell’Italia davanti agli occhi del mondo. C’erano gli appassionati delle arie di Puccini, ma anche tanti turisti. Quasi 2.500 spettatori aspettavano al buio sotto le stelle di Caracalla, ansiosi di vedere accendersi le luci sul palco. Dietro le quinte, però, i musicisti erano in rivolta e «per salvaguardare la produttività del teatro» minacciata dai tagli al personale, sostengono, si sono rifiutati di suonare. Violinisti e coristi non si sono minimamente preoccupati di salvaguardare invece l’onore della musica italiana, perché i sindacati ormai avevano deciso per tutti: a Caracalla la Bohème non deve andare in scena. Cgil e Fials, infatti, sono inviperiti per l’applicazione della legge 112, ovvero il piano di risanamento e la ristrutturazione del personale, che è condizione indispensabile per avere l’aiuto dello Stato e evitare la chiusura dopo l’enorme buco della passata gestione. Il sovrintendente dell’Opera, Carlo Fuortes, ha dunque affrontato il pubblico, annunciando la «volontà di rispettare il diritto di sciopero». L’assenza dell’orchestra non ha convinto tutti e una buona parte degli spettatori ha abbandonato la platea. In 600 hanno chiesto indignati la restituzione del prezzo del biglietto. «Meno male che si doveva ripartire dalla cultura», ha gridato qualcuno. «Tutto ciò ha il sapore della farsa», hanno detto altri andando via. Così la direzione del teatro, per non perdere del tutto la faccia, ha optato per una Bohème mutilata. «Ho seguito tutta la produzione e in quella situazione ho risposto alle esigenze del teatro», ha spiegato la maestra Ruggiero. E quando le luci, finalmente, si sono accese, sul palco c’era solo lei e il suo pianoforte, ad accompagnare da sola i cantanti e il coro. «Lo spettacolo doveva andare in scena», ha aggiunto la pianista, «lo chiedeva il teatro e lo volevano gli spettatori. C’erano dei rischi, certo, ma non ho pensato ai pro e ai contro di suonare da sola, ho pensato soltanto che fosse la cosa giusta e l’ho fatto», ha sottolineato. Circa 1.800 sono rimasti seduti, curiosi di giudicare il coraggio di una pianista che suonava l’intera partitura. Gli applausi finali non sono mancati, ma a Roma resta l’imbarazzo per un palcoscenico vuoto, che ha mostrato, anche con la musica che il mondo ci invidia, le debolezze del Paese. La questione, comunque, potrebbe non essere finita qui, perché lo sciopero iniziato lunedì dovrebbe interessare anche lo spettacolo di venerdì, a meno che non si riesca a trovare un accordo prima. «Per ora lo sciopero è confermato. Poi valuteremo se mettere a rischio l’intera stagione di Caracalla», ha detto il trombonista Loris Grossi. «Quella di far accompagnare la Bohème al pianoforte», ha spiegato, «è stata una scelta che prima di tutto ha penalizzato la qualità. Si parla tanto dell’orchestra, ma sulla scena mancavano anche tanti coristi, operai e tecnici. Speriamo che nei prossimi giorni il teatro convochi tutti i rappresentanti dei lavoratori e non continui a fare scelte come quella dell’altra sera, che di sicuro non fanno bene all’immagine del teatro», ha quindi concluso. di Rita Cavallaro