Erano partiti dall’inchiesta sul traffico internazionale di farmaci che, sottratti all’ospedale Umberto I di Roma, sarebbero stati venduti in tutto il mondo, ed hanno scoperto un fiorente mercato della droga in corsia. Il Policlinico è di nuovo nel mirino della Squadra Mobile della Polizia e al Nucleo Provinciale della Guardia di finanza che hanno accertato che lo spaccio di dosi di stupefacienti riguarderebbero più di un reparto all’interno della struttura ospedaliera. Non solo. Nell’ordinanza firmata dal gip Donatella Pavone, riportata dal Messaggero, viene ipotizzato che il traffico internazionale di farmaci trafugati passi proprio da Napoli, non è chiaro se coinvolgendo anche la criminalità organizzata. E dunque, anche lo spaccio di cocaina all’interno dell’ospedale, potrebbe sfruttare lo stesso canale. E che le ambulanze potrebbero essere state usate anche per trasportare all’esterno dell’ospedale farmaci o stupefacenti. Lo sdegno del ministro - «Sapere che in un policlinico universitario, un tempio della salute come l’Umberto I di Roma, ci sia un covo in cui si annidano furti e, addirittura, spaccio di droga non solo suscita un grande sdegno, ma è un fatto da condannare duramente e assolutamente», ha tuonato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nell'intervista rilasciata al Messaggero. «La giustizia, i magistrati, devono perseguire fino in fondo chi si approfitta della sua posizione di dipendente del sistema sanitario nazionale per commettere reati», ha continuato. Lei non prenderà provvedimenti. E spiega: «In questo caso si tratta di un’inchiesta penale che dovrà fare il suo corso. I magistrati dovrebbero intervenire severamente, come mi auguro, applicando le misure interdittive più pesanti. Troppe volte è successo che un dipendente della sanità colpevole di reati all’interno delle strutture pubbliche sia stato sospeso e poi reintegrato come se niente fosse. Occorre, comunque, aspettare la condanna definitiva prima che si possa allontanarlo dal posto di lavoro. Fatto salvo il principio di presunzione di innocenza, bisognerebbe piuttosto pensare a tutelare i più deboli, i malati, i pazienti. Per questo chi sbaglia dovrebbe essere sospeso immediatamente anche prima della sentenza dando la sanzione disciplinare più severa. Mi auguro, appunto, che in questo senso i giudici applichino i provvedimenti più severi», ha concluso.