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Ladri, assassini e rivoltosi: i Re Magi in versione pulp

Nel suo ultimo romanzo Grahame-Smith rivisita a modo suo l'Epifania: addio Presepe, è una mattanza moderna
di Giulio Bucchi domenica 5 gennaio 2014

3' di lettura

Baldassarre (anzi, Balthazar, come è chiamato in tutto il romanzo) è un brigante siriano, rapinatore e omicida. È noto alle autorità della Giudea come «il fantasma di Antiochia» ed è in carcere per aver svaligiato la villa di un governatore romano. In una cella di Gerusalemme conosce i fuori legge Melchiorre e Gaspare, e con loro si trova a passare - in fuga dai soldati di re Erode il Grande - da Betlemme. Il trio di lestofanti ha rubato ricche vesti a sacerdoti ebrei in occasione dell’evasione dal braccio della morte, solo per questo è scambiato per una corte di persone di alto rango sociale (addirittura re). Mentre il primo incontro con Giuseppe e Maria, la stranita coppia di neo-genitori rifugiata nella stessa stalla in cui riparano Balthazar, Melchiorre e Gaspare, è all’insegna dell’incomprensione: la reazione del falegname di Nazareth (proverbiale per la sua pazienza) è accogliere i nuovi arrivati con il ferro di un forcone. Siamo nella Terra Santa dell’anno zero della nuova era e i re magi fanno conoscenza con la sacra famiglia. Ma dimenticate l’atmosfera estatica e rassicurante dell’arte presepiale. La visitazione di Gesù non è il compimento delle profezie testamentarie, ma la tappa della rocambolesca fuga di cinque persone (e un bambino) che in comune hanno solo i nemici: il crudele e sifilitico Erode in prima battuta, e  Ponzio Pilato (braccio destro di Cesare Augusto in Oriente) con le sue truppe poi. È La bugia di Natale (titolo originale Unholy Night, Multiplayer edizioni, pp. 333, euro 14.90) terzo romanzo di Seth Grahame-Smith, autore abituato alle rivisitazioni coraggiose. Nel suo primo titolo, Orgoglio e Pregiudizio e Zombie (tradotto in 20 lingue), al classico di Jane Austen aggiunge l’ingrediente splatter. Nel secondo, La Leggenda del Cacciatore di Vampiri (da cui è stato tratto l’omonimo film del 2012), dipinge il giovane Abramo Lincoln impegnato tanto nella guerra civile americana che nella lotta ai non-morti succhiatori di sangue. Nell’ultimo romanzo Grahame-Smith alza la posta. Prende gli elementi della tradizione cristiana e li ricompone in chiave terrena: il protagonista principale, Balthazar, è un ladro (per di più ateo e che ha fatto palestra da bambino spogliando i cadaveri nei bassifondi di Antiochia) con velleità politiche anti-romane. Una sorta di Lupin con il senso della giustizia di Zorro, insomma. Ma non solo. L’autore al testo aggiunge un terzo ingrediente: il fantasy. Perché nella sua storia compare un vero rappresentante dei magi, per la sua penna una stirpe di stregoni e sacerdoti di più religioni, ma sta coi cattivi. Sulla testa dei sei personaggi in fuga, inoltre, si gioca un partita tra bene e male più grande di loro. «Sia chiaro: non ho scritto di Gesù né di religione», ha detto l’autore in occasione dell’uscita del romanzo negli States nell’aprile del 2012. «Non ho voluto esprimere alcun giudizio o fare prediche, né sminuire le credenze di chicchessia. Ho puntato tutto sulla figura di Balthazar  per costruire la storia attorno al suo viaggio». Se non fosse stato abbastanza chiaro, Grahame-Smith ha ribadito: «La sfida non è stata condannare o porre domande scabrose né rendere il protagonista della mia storia così antireligioso da scandalizzare il lettore». E infatti La bugia di Natale non è, né si propone di essere, una versione parodistica de i Versi Satanici (il testo che è costato la fathwa a Salman Rushdie). Il rimescolamento dei temi della natività non comporta una loro rielaborazione. Grahame-Smith vuole scrivere solo una storia di «azione, avventura e magia, con elementi fantasy», come dichiara lui stesso. L’autore alterna il clima da thriller del perenne inseguimento (un road movie tradotto su carta), che tiene il lettore sul chi va là e lo lega ai colpi di scena, con il registro comico, teso a strappare improvvisi sorrisi. Allo stesso tempo indugia in particolari ultraviolenti che valgono un tributo all’immaginario pulp (basti la carneficina che scoppia quando il profeta Simeone riconosce Gesù bambino). Nel complesso lo stile è fumettistico, gli inseguimenti a dorso di cammello nel deserto ricordano quelli di Will. E. Coyote e Beep Beep (con tanto di nuvoloni di polvere) e i combattimenti tra Balthazar e i soldati romani hanno la verosimiglianza di quelli degli action movie hollywoodiani. La Bugia di Natale sarà anche un film. La Warner Bros ha comprato per due milioni di dollari i diritti cinematografici. di Roberto Procaccini  

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