Banca Etruria, tutte le accuse di Bankitalia al papà di Maria Elena Boschi

di Giulio Bucchidomenica 20 dicembre 2015
Banca Etruria, tutte le accuse di Bankitalia al papà di Maria Elena Boschi
2' di lettura

Una "gestione inadeguata dei rischi": è questa, in sintesi, l'accusa durissima di Bankitalia a Pierluigi Boschi, allora vicepresidente di Banca Etruria, e ai vertici dell'istituto travolto dal crac e salvato dal governo Renzi, con molti imbarazzi per la figlia del dirigente, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. "Fidejussioni del tutto inefficaci nel 91% dei casi", un ufficio della gestione del credito deteriorato "inadeguato", con 550  pratiche a testa per i "soli 19 dipendenti", e ancora un "mancato tempestivo adeguamento delle norme e dei processi", si legge nelle 14 pagine del dossier "riservatissimo" scritto dall'ispettore di Bankitalia Giordano Di Veglia, incaricato tra 11 novembre 2014 e 27 febbraio 2015 di studiare la situazione critica di Banca Etruria, in via di commissariamento. E in quelle pagine il nome di papà Boschi compare due volte. Il rischio di sanzione - Su una scala da 1 a 6, la malagestione dell'istituto è al livello 6, il massimo, e Bankitalia decide sanzioni non solo per l'ex presidente Giuseppe Fornasari (in carica fino al 3 maggio 2014) ma anche per tutti i membri dell'ultimo consiglio di amministrazione pre-commissariamento, dal presidente Lorenzo Rosi ai due vicepresidenti Boschi e Alfredo Berni. Per Boschi, nello specifico, ci sono 11 contestazioni: "carenze nel governo, gestione e controllo dei rischi e connessi riflessi sulla situazione patrimoniale", anomale "politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari". Se la difesa di Boschi non convincerà i vertici di Bankitalia, per lui arriverà la seconda sanzione dopo quella da 144mila euro del 2012.