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La mappa dell'Istituto di Geofisica sulle zone a rischio sismico, ecco quelle che possono ospitare un deposito di scorie nucleari

di Federica Villa domenica 18 ottobre 2015

2' di lettura

L'espressione "deposito di scorie nucleari" fa sempre discutere e le paure legate al tema sono tante. Ora però, grazie ai dati elaborati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sarà possibile verificare se i luoghi adatti alla costruzione del deposito si trovano in una regione piuttosto che in un'altra. Il criterio scelto è quello del rischio sismico: più una regione è soggetta a terremoti, più sarà difficile che, per ragioni di sicurezza, sul suo territorio sorga una struttura che ospita scorie.  Chi rischia - Il 70% degli italiani può stare sereno. Una grossa area dello Stivale, per la sua conformazione geologica, non è adatta ad ospitare lo stabilimento. Ci sono alcune regioni però che sono molto sicure e meno soggette a sismi. Per questo motivo sono state giudicate idonee alla costruzione. Si tratta della parte meridionale della Puglia, di zone circoscritte della Basilicata ionica e del Molise, ma anche di alcune zone costiere della Campania, del Lazio e della Toscana. Queste candidate verrebbero ulteriormente ridotte, in un secondo momento, applicando altri criteri di sicurezza come quello, per esempio, che fissa una distanza minima dalla costa di 5 chilometri. Chi si salva - Saranno invece totalmente escluse dall'eventuale costruzione tre regioni ad alto rischio sismico. Le fortunate sono Marche, Umbria ed Emilia Romagna. Qui le scorie nucleari non arriveranno mai. Rimangono comunque altre speranze per le regioni che non sono state totalmente escluse. Bisogna infatti considerare che verranno applicati altri 25 criteri oltre a quello del rischio sismico e quindi ci saranno altri territori al sicuro dal nucleare. La Valle D'Aosta e le aree più a nord di tutta Italia sarebbero già salve, se si tenesse conto dei vincoli di latitudine fissata a 700 metri sul livello del mare. I lavori - La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti però, non è d'accordo con tutte queste restrizioni. "Non è che non si può fare un deposito in aree dove c’è rischio sismicità, bisogna solo costruirlo con le caratteristiche idonee", sostiene il presidente della commissione, Alessandro Bratti del Pd. Bratti ha anche espresso la sua preoccupazione per i tempi lunghi che la questione sta prendendo con il governo che ha iniziato solo una campagna pubblicitaria sul tema, ma non lavori concreti. 

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