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Otto per mille, poca trasparenza e poche verifiche: il verdtto della Corte dei Conti

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 30 novembre 2014

2' di lettura

Troppa poca trasparenza e troppe poche verifiche sulla destinazione delle risorse dell’8 per mille. Lo rileva la Corte dei Conti che osserva come manchi perfino l’interesse da parte dello Stato sulla quota di propria competenza. La magistratura contabile rileva che i beneficiari ricevono più dalla quota non espressa che da quella optata. Su ciò non vi è un’adeguata informazione, benchè coloro che non scelgono siano la maggioranza e si possa ragionevolmente essere indotti a ritenere che solo con un’opzione esplicita i fondi vengano assegnati. Un regalo di un miliardo l'anno - I contributi alle confessioni risultano ingenti, tali da non avere riscontro in altre realtà europee -avendo superato ampiamente il miliardo di euro per anno-, e sono gli unici che, nell’attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati. Nonostante ciò, la possibilità di accesso all’8 per mille per molte confessioni è oggi esclusa per l’assenza di intese, essendosi affermato un pluralismo confessionale imperfetto. Sulla mancanza di trasparenza sulle erogazioni, la Corte dei Conti rileva che sul sito web della Presidenza del Consiglio dei Ministri non vengono riportate le attribuzioni alle confessioni, nè la destinazione che queste danno alle somme ricevute. Nessun controllo - Non ci sono verifiche sull’utilizzo dei fondi erogati -nonostante i dubbi sollevati dalla Parte governativa della Commissione paritetica Italia-Cei su alcune poste e sulla ancora non soddisfacente quantità di risorse destinate agli interventi caritativi-, nè controlli sulla correttezza delle imputazioni degli optanti, nè un monitoraggio sull’agire degli intermediari. La quota dello Stato - Inoltre, lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza, cosa che ha determinato la drastica riduzione dei contribuenti a suo favore, dando l’impressione che l’istituto sia finalizzato solo a fare da apparente contrappeso al sistema di finanziamento diretto delle confessioni. A ciò ha contribuito: la totale assenza -negli oltre 20 anni di vigenza dell’istituto- di promozione delle iniziative, risultando lo Stato l’unico competitore che non sensibilizza l’opinione pubblica sulle proprie attività ; non si è proceduto in tal senso nemmeno per il 2014, nonostante la novità consistente nella possibilità di destinare risorse per l’edilizia scolastica, tema molto sentito dai cittadini; b) la drastica riduzione delle somme a disposizione, dirottate su altre finalità, a volte antitetiche alla volontà dei contribuenti. La decurtazione è contraria ai principi di lealtà e di buona fede. Peraltro, sono penalizzati solo coloro che scelgono lo Stato e non gli optanti per le confessioni, le cui determinazioni non sono toccate, cosa incompatibile con il principio di uguaglianza; c) l’aver veicolato verso enti religiosi molte risorse; d) la scarsa coerenza delle scelte per l’erogazione a pioggia ad enti, spesso privati.

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