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Napoli, il killer di Giulio Murolo al telefono con il 113: "Sono io quello che sta facendo macello"

di Giovanni Ruggiero domenica 17 maggio 2015

2' di lettura

C'è il sangue che cade sull'asfalto sotto il balcone dove sono stesi i due corpi di Luigi Murolo e sua moglie Concetta Uliano, le prime due vittime di Giulio Murolo, morte dopo l'ultimo fatale litigio per banali questioni condominiali. A Murolo sono saltati i nervi per un filo del bucato sul balcone in comune con la casa del fratello, ha preso il suo fucile a pompa e li ha finiti a sangue freddo. Poi si è barricato in casa, dietro la finestra, consapevole che di lì a poco sarebbero arrivati a prenderlo. Per strada la gente urla terrorizzava, una donna anziana è svenuta, racconta il Corriere della sera, le mamme cercano frettolosamente di recuperare i figli per metterli al riparo. Da dietro un'automobile parcheggiata si fa avanti Francesco Bruner, ufficiale della Polizia municipale, che tenta di avvertire i passanti del folle appostato là in alto. Il vigile prova a riportare Murolo alla calma, ma è un attimo e l'infermiere con la passione per le armi lo ammazza. L'uomo spara altri colpi, ferisce alla gamba un Carabiniere avvicinatosi al corpo di Bruner. E come una macabra reazione a catena si avvicina al militare un agente di Polizia, anche lui viene ferito stavolta al braccio, impreca e cerca di trascinarsi lontano. Poco distante c'era un altro vigile urbano, nascosto dietro un cassonetto è stato colpito da Murolo e sembra il ferito il più grave. Arriva un blindato dalla caserma Caretto là vicino per fare da copertura, inutile per il giovane fioraio Luigi Cantone che ha la sfortuna di passare in quel momento da quella strada, rallenta e Murolo sembra fin troppo facile centrarlo. Sono quattro morti. La telefonata - Sono state allertate le Teste di cuoio, ma nel frattempo un ispettore di Polizia tenta una trattativa con Murolo. Al Megafono dice: "Murolo mi senti? Stai calmo, arrenditi... Ora ti veniamo a prendere". Durante l'ora successiva, l'uomo non risponde al megafono, ma chiama il 113: "Sono io quello che sta facendo il macello". L'operatore tenta di farlo ragionare, intanto quattro agenti con giubbotto antiproiettile si infilano in casa, è un pomeriggio di maggio a Napoli e fa caldo. Murolo sbuca fuori asciutto come niente fosse, portato di forza dai poliziotti, ma con lo sguardo indiavolato: "Non mi uccidete però - ha detto - ho fatto solo una cazzata". La Punto con gli agenti e il killer fa fatica a partire, la folla terrorizzata diventa furiosa e accerchia l'auto, si mette davanti una volante della Polizia, parte la sirena e la gente si allontana.

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