E’ in carcere dal marzo del 2011 e di recente è stato condannato in appello a 7 anni di reclusione. Ma il broker finanziario Gianfranco Lande, conosciuto come il 'Madoff dei Parioli' per la maxitruffa che ha danneggiato un migliaio di risparmiatori della 'Roma bene' per poco meno di 300 milioni di euro, non intende mollare. E così ha pensato bene di aprirsi un sito (curato materialmente da un familiare) per spiegare agli utenti della rete, documenti alla mano, "che è finalmente giunto il momento di sgombrare il campo dalla finzione che io abbia sottratto e occultato denari di investitori. E tale finzione - spiega Lande - è potuta perdurare tanto a lungo solo perchè sono stato deliberatamente messo nella condizione di non poter documentare le mie ragioni". L’iniziativa informatica di Lande che, recita il sito, "è attualmente reperibile nella casa circondariale di Civitavecchia, via Aurelia Nord", non è sfuggita al pm Luca Tescaroli che ha avviato una indagine. Sulla pagine web, Lande afferma di aver "trascorso sei mesi raccogliendo e assemblando tutte le evidenze utili a determinare le posizioni finanziarie nette di tutti gli investitori ed eventuali utilizzi impropri dei loro denari. Avendo il mio arresto interrotto tale attività, contavo che essa sarebbe proseguita ad opera della Procura di Roma. Ciò non è accaduto - si lamenta Lande - e nonostante io abbia più volte sollecitato il pm ed il tribunale (IX sezione penale) a procedere ad un esame esaustivo delle abbondanti evidenze disponibili, esso è stato omesso e ci si è limitati a considerare gli esami superficiali, incompleti, e dalla dubbia metodologia proposti dai consulenti della procura con l’unico obiettivo di confermare la tesi d’accusa".Oltre alle carte processuali, non mancano le lettere che il consulente della Egp ha inviato nei mesi scorsi all’allora ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, o a qualche redazione di giornale per chiarire meglio la sua posizione. Intanto un nuovo appuntamento giudiziario attende Lande: il prossimo 23 aprile, dovrà comparire davanti al tribunale nella duplice veste di parte offesa e di imputato. Nel primo caso, lui e la ex compagna, Raffaella Raspi, si sono trovati costretti a rilasciare assegni per oltre 700mila euro, pretesi a suon di minacce e forti pressioni psicologiche da un gruppo di clienti/investitori, originari di Margherita di Savoia (Salvatore Leone, Antonio Leone, Giuseppe Amoroso e Vincenzo Ronzulli), che sono stati rinviati a giudizio dal gup Gaspare Sturzo per estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Lande, a sua volta, è accusato di truffa per il ruolo rivestito nell’Egp perchè assieme alla Raspi (giudicata separatamente) si sarebbe appropriato delle somme di denaro consegnate da questi clienti pugliesi che avrebbero subito un danno non inferiore, secondo la procura, a 897mila euro.