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L'Inps scrive al pensionato: "Lei è morto da 6 anni, ci deve 72mila euro". Ma è vivo...

di simone cerroni domenica 16 marzo 2014

2' di lettura

Per l’anagrafe del Comune di Bari era morto dal 2008. In realtà è vivo e vegeto, Francesco Giuzio, pensionato barese di 79 anni, venuto a conoscenza del suo decesso a seguito di una telefonata dalla filiale della sua banca che lo informa che le rate di febbraio delle pensioni Enasarco (faceva il rappresentante di apparecchiature medicali) e Inps non sono state accreditate. Ma i problemi non finiscono qua perché L'Inps ha inviato una lettera al signor Giuzio chiedendo la restituzione di 72mila euro, l'equivalente di 6 anni di pensione, perché sono state versate ad un “morto” che però morto non era affatto. La vicenda - Come viene riportato sul Corriere del Mezzogiorno il signor Giuzio "decide di approfondire la vicenda partendo dall'ufficio anagrafe del Comune di Bari da dove in data 31 gennaio 2014 sono partite le lettere indirizzate all’Inps e alla Asl". Il Comune si sarebbe accorto del decesso solo sei anni dopo e per questo le pensioni erano state negli anni regolarmente accreditate fatta eccezione per febbraio e marzo 2014. Negli uffici del Comune nessuno sa spiegare l'accaduto e infine gli viene consegnato un certificato di esistenza in vita. Ma i disguidi per il 79enne non finiscono qua. "Arriva un'altra telefonata - riporta sempre il Corriere del Mezzogiorno -, questa volta dal laboratorio di analisi dove lui esegue i prelievi per controllare i valori del diabete: i medici gli dicono che la Asl rigetta le sue analisi perché appunto risulta morto". Ma il rifiuto rischia di diventare un rischio molto grave per Giuzio, anzi quasi letale dal momento che non può interrompere delle cure che stava facendo. "Così, documenti in mano e sperando che l’imprevisto si risolva una volta per tutte, Giuzio decide di andare negli uffici dell’Inps a gridare a gran voce di essere vivo". Il commento dell'anziano - "Oltre al danno anche la beffa. Son tanti i disagi che mi hanno creato – spiega il 79enne – ma la cosa assurda è che l'errore è stato commesso dal Comune ma è toccato a me andare in giro in tutti questi uffici col certificato di esistenza in vita per dimostrare che non ero affatto morto. Un errore clamoroso andato avanti per sei anni. Mi è stato garantito – spiega ancora - che avrebbero sistemato tutto il prima possibile ma fino a ieri mattina le pensioni non mi sono state ancora accreditate". Il 16 marzo 2008, non è una data qualunque. “Quel giorno è deceduto mio figlio Gianfranco che aveva 37 anni", spiega Giuzio. "La sua morte fu regolarmente registrata e forse qualcuno ha pensato di far morire anche me". 

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