La colpa è sempre di qualcun altro. Antonio Reppucci fa il prefetto di Perugia, nella città che da anni stampa e tv raccontano come la capitale logistica dello spaccio nazionale. Ma a sentire lui la responsabilità sarebbe tutta dei giornalisti, del caso Meredith e soprattutto delle mamme dei tossicodipendenti. Durante una conferenza stampa, documentata da Umbria24, il prefetto si scatena in delirio senza freni: "Se una mamma non s'accorge che suo figlio si droga per me è una mamma fallita. Si deve solo suicidare". Spaccio immaginario - A contribuire all'immagine di Perugia come fulcro strategico della distribuzione e spaccio di droga in Italia ci si era messa anche Giulia Innocenzi che in una puntata di AnnoUno su La7, nel pieno della campagna elettorale per il Comune del capoluogo umbro, aveva mandato in onda un lungo servizio che raccontava quanto sia ben sviluppato il mercato della droga nella città dove Reppucci fa il Prefetto: "Hanno dato un'immagine distorta" ha detto contro quel servizio. Il rimedio peggiore del male - Lui, il prefetto, si scaglia contro quella è solo speculazione mediatica e lo fa nel giorno in cui le istituzioni hanno deciso di difendersi da quell'etichetta fallimentare - questa sì - per le forze dell'ordine. Accanto a lui il Procuratore generale della corte d'appello di Perugia, Giovanni Galati - che si è dissociato poi da Reppucci -, il questore Carmelo Gugliotta, il colonnello dei Carabinieri Angelo Cuneo e quello della Guardia di Finanza Vincenzo Tuzi. É l'occasione per dare una risposta chiara e netta, magari di dimostrare l'intenso lavoro svolto dagli agenti e dai militari sulle strade. E invece il prefetto se la prende con le famiglie: "Il cancro sta lì - insiste - Mio padre mi avrebbe tagliato la testa. E invece i genitori dei circa 500 assuntori segnalati ogni anno alla Prefettura tendono a giustificare i figli: 'è solo uno spinello'".