Non ha versato lacrime neppure dopo, al termine di quei venti minuti di confessione. Non per Maria Cristina e neppure per Giulia e Gabriele. «La famiglia era una gabbia. Non sopportavo più questa vita», ha detto Carlo Lissi ai carabinieri. S’era sposato sei anni fa con Maria Cristina di sette anni più grande. «Si volevano bene, andavano d’accordo. Non ho mai assistito a litigi particolari», racconta la madre al Corriere. Durante l'aggressione, mentre lui la colpiva con il coltello la moglie urlava "no", chiedeva al marito il perché di quel gesto. Carlo non le rispondeva. L'ha lasciata agonizzate per andare ad uccidere i suoi bambini, sangue del suo sangue prima di finirla. La piccola Giulia viene colpita alla gola: «Non ha detto nulla», ha raccontato Lissi al Pm. «Poi sono entrato in camera da letto dove c’era mio figlio Gabriele. Anche lui dormiva. Era a pancia in su e anche a lui ho dato un’unica coltellata alla gola: l’ho fatto poiché non avevo il coraggio di chiedere a mia moglie di separarci, cosa che io invece volevo fare». «Ma non le bastava il divorzio?», gli ha chiesto il magistrato. «No. Con il divorzio i figli restano».