Non avrebbe mai immaginato cosa passasse nella testa di quel collega che da quando era stata assunta le faceva una corte senza tregua. Una corte fastidiosa che lei ha sempre respinto con fermezza. La donna, tirata in ballo nell'orribile storia di Motta Visconti dall'assassino, l'ha ripetuto più volte agli inquirenti che già alle 23 di domenica l'avevano convocata in caserma per spiegare i rapporti con Carlo Lissi. "Lo giuro, non è mai accaduto nulla, non gli ho dato mai un filo di speranza", ha continuato a dire. Parole confermate anche dagli altri colleghi della Wolter Kluwer, l'azienda di informatica di Assago di cui erano entrambi dipendenti. La 24enne, mentre si diffonde la notizia della tragedia accaduta a Carlo, stava trascorrendo un fine settimana in montagna con il fidanzato con cui da poco era andata a convivere. Poi la convocazione da parte di pm. A loro racconta il tormento a cui la sottoponeva Lissi. Tutto era iniziato con qualche complimento mentre si incrociavano nei corridoi nei momenti di pausa, ma negli ultimi due mesi Carlo, che i colleghi descrivono come "piacione" era diventato più insistente, più esplicito. "Si è passati agli inviti a cena, alle dichiarazioni d'amore, ai paroloni", avrebbe raccontato la donna secondo il Corriere, "diceva di essere pazzo di me, io rispondevo che non ci pensavo nemmeno a iniziare una storia. Ma lui non si dava pace". Nonostante tutto la donna ha sempre interpretato le avance del collega come un semplice "incapricciamento" qualcosa che sarebbe scemato con il tempo, anche perché, ci tiene a sottolineare, non ha mai subito molestie di tipo fisico.