Svolta sul triplice omicidio di Motta Visconti, dove, la scorsa notte, sono stati uccisi una giovane mamma di 38 anni, Cristina Omes, e i suoi due figli, una bambina di quattro anni e un maschietto di venti mesi. Il marito della donna, Carlo Lissi, è stato fermato nella notte di domenica e ha confessato: a sterminare la famiglia è stato lui. Messo davanti a una serie di indizi probatori, l'uomo sarebbe crollato. "Voglio il massimo della pena", avrebbe detto agli inquirenti con la testa tra le mani. La confessione - hanno spiegato i carabinieri- non è stata spontanea. Ma "gli elementi erano tali e tanti da portare in quella direzione". Messo di fronte alle incongruenze della sua ricostruzione della serata, Lissi ha raccontato tutto: prima di ammazzarla ha avuto un momento di intimità con la moglie. Dopo il triplice omicidio si è fatto una doccia in cantina, si è rivestito ed è andato a vedere la partita della Nazionale con amici in un pub di Motta Visconti. "Prima ho fatto l'amore, poi li ho sgozzati": la confessione choc del marito Il movente - Sabato sera l'uomo, 31enne tecnico di una multinazionale, aveva chiamato i carabinieri alle due e mezza della notte riferendo di aver trovato i corpi, sgozzati, dei suoi cari al ritorno a casa da una serata con gli amici per vedere la partita della Nazionale. Lissi è già stato trasferito nel carcere di Pavia. Gli inquirenti avrebbero tratto dalle parole dell'uomo sotto interrogatorio, la sensazione di "una enorme stanchezza" dell'uomo rispetto alla vita familiare e perché invaghitosi di una collega di lavoro. I primi sospetti - Pur non escludendo alcuna pista, i carabinieri hanno cominciato a propendere per il delitto "familiare" subito dopo le prime fasi di indagine. Il sindaco di Motta Visconti, Primo De Giuli, a caldo aveva parlato di "furti e rapine all'ordine del giorno e in aumento" nella cittadina di provincia, ma gli inquirenti non hanno trovato effrazioni e segni di scasso alle porte della villa dove risiede la famiglia. Il fatto stesso che nella strage non fosse stato risparmiato nemmeno il più piccolo dei due figli, di appena 20 mesi, rendeva meno credibile la pista esterna di una sanguinosa rapina, e il mancato ritrovamento dell'arma del delitto nelle immediate vicinanze dei cadaveri rendeva difficile uno scenario di omicidio-suicidio. Tanto da farlo escludere pubblicamente dagli inquirenti già nel pomeriggio di domenica. Il fermo - Carlo Lissi, che è stato a lungo interrogato dai carabinieri di Abbiategrasso, per poi lasciare la caserma a metà giornata, è stato di nuovo sentito nella notte. Le sue dichiarazioni sono state confrontate con quelle di amici e testimoni e con i primi riscontri scientifici emersi dalla scena del delitto. Di fronte ad alcune incongruenze hanno deciso per il fermo durante il quale l'uomo è crollato ammettendo di aver sterminato la famiglia perché invaghitosi di una collega di lavoro.