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I primi figli dell'eterologa. Ma in clinica irrompono i Nas

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 27 luglio 2014

3' di lettura

«Un’integralista cattolica contraria alla libertà procreativa! Ecco, il ministro della Salute Lorenzin, è questo. Il blitz dei Nas alla clinica Matris di Milano è un suo atto intimidatorio. Si dimetta. Sono pronto a querelarla per abuso d’ufficio», è l’attacco del ginecologo Severino Antinori, direttore della Matris, a Beatrice Lorenzin. «Il ministero della Salute non ha mandato nessun controllo alla clinica di Antinori. Il Nas è un organo di polizia giudiziaria che agisce in modo autonomo e verifica che le regole di tipo amministrativo e della sicurezza siano state rispettate. Aspettiamo di ricevere l’informativa degli accertamenti svolti ieri dai carabinieri di loro iniziativa», è la replica del ministro. Qui, alla cilina Matris di Milano, il ginecologo e presidente dell’Associazione mondiale della medicina riproduttiva (Warm), ha eseguito su sette coppie la fecondazione eterologa. E su una di queste la gravidanza (una delle prime in Italia) ha avuto buon esito. L’intervento è stato praticato a tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della sentenza della Consulta che dichiara incostituzionale la legge 40 sul divieto della fecondazine eterologa. «Ho 32 anni, per tre volte io e mio marito siamo andati in Svizzera per eseguire questo intervento. A vuoto. È sempre andata male. Eravamo disperati. Adesso, finalmente abbiamo realizzato il sogno della vita. Sabato ho fatto l’ecografia e abbiamo visto il nostro bambino, nessuno potrà distruggere questo miracolo», è lo sfogo della futura mamma, che vive in Puglia e ha aperto la strada all’eterologa nel nostro Paese. Ancora mancano le linee guida del ministero della Salute sull’applicazione della nuova legge e lo svolgimento degli interventi di fecondazione alla luce della decisione della Corte costituzionale; e bisognerà aspettare il 28 agosto (forse dopo), quando i politici saranno tornati al lavoro di rientro dalle vacanze. Intanto scoppia la polemica fra il noto ginecologo, pioniere della fecondazione assistita e il ministero; con l’associazione Luca Coscioni che insiste nel sottolienare come le fecondazioni eterologhe già eseguite dal 19 giugno in poi (quando la sentenza della Consulta è stata pubblicata), siano «legittime» e non ci sia «alcun vuoto normativo lasciato dalla sentenza». Ieri mattina, non appena la stampa ha dato notizia che le prime eterologhe sono state eseguite a Milano (7 compresa quella “confermata” della 32enne pugliese) e a Roma (tre), i carabinieri si sono presentati alla Matris di Antinori. «Da tre mesi aspettiamo le linee guida, e ora il ministro ci manda i Nas a dare la caccia alle donne col pancione solo perché abbiamo fatto gli interventi nel pieno rispetto della legge. Un atto senza alcuna giustificazione, di cui il ministro risponderà in tribunale», insiste il ginecologo. In realtà il ministro sottoliena di non avere inviato i carabinieri da Antinori, «il quale si è autodenunciato, rendendo nota la cosa». E aspetta il verbale dei militari, Beatrice Lorenzin. «Soltanto quando il ministro avrà appreso dell’esito degli accertamenti», sottolinea il suo portavoce, «potrà assumere i provvedimenti che rientrano nelle proprie competenze. Anche se già è stata attivata al ministero anche la Direzione generale della Prevenzione competente, per verificare che non ci siano state violazioni e i requisiti minimi previsti dalla legge siano stati rispettati». Il dubbio del dicastero della Salute è infatti che Severino Antinori (a prescindere dalle normative ministeriali ancora smarrite nel porto delle nebbie del parlamento), abbia operato senza l’autorizzazione regionale necessaria per svolgere l’eterologa nel rispetto della sicurezza e delle norme amministrative. Così il polverone delle polemiche si è alzato con prepotenza e potrebbe anche aumentare col verbale del Nas redatto dopo il sopralluogo di ieri. di CRISTIANA LODI

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