Ha detto che torna "perchè me lo hanno chiesto i cittadini". Quelli de L'Aquila. Gli stessi che nelle ultime settimane hanno letto, sgomenti, delle tangenti sui lavori di ricostruzione dopo il terremoto, degli indagati in Comune, di frasi rapaci per il "colpo di culo" (espressione intercettata al telefono dell'assessore Lisi) del terremoto, che avrebbe fatto arrivare in città fiumi di denaro. Gli stessi che da anni si trovano sotto gli occhi le macerie di una città venuta giù e solo in piccolissima parte ricostruita. Tutto questo non è bastato, al primo cittadino aquilano Massimo Cialente per togliersi di torno. Oggi, in una conferenza stampa, l'esponente del Partito democratico (che non è indagato) ha ritirato le dimissioni date appena qualche giorno fa. “Ci sono due motivi per cui ho cambiato idea. Uno è politico: pensavo che con la mia uscita si potesse difendere la città invece gli attacchi sono aumentati, la mia uscita l’aveva indebolita ancora di più”, spiega il primo cittadino. E il secondo è che me l’ha chiesto la città in modo massiccio, organizzazioni come Confindustria ma soprattutto la gente, i cittadini - sottolinea Cialente - Persino i bambini mi hanno mandato delle lettere chiedendomi di non andare via. Qualche giorno fa mi ha molto colpito una signora che ho incontrato entrando in ospedale, io non la conoscevo ma lei mi ha fermato e mi ha detto 'scusi dove è il suo senso di responsabilità?'. Questo m'ha ucciso”. Commovente. Non fosse che stiamo parlando di una città caduta nel baratro per colpa dei suoi amministratori.