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Italiane rapite in Siria, l'associazione di Vanessa e Greta nata poche settimane fa

di Lucia Esposito domenica 10 agosto 2014

2' di lettura

L’ultimo messaggio postato sulla bacheca Facebook è del 16 luglio. Quindici giorni prima di sparire nel nulla, inghiottite dalla polvere che copre ogni giorno il grigio della guerra siriana. Così la tragedia della guerra da ieri si accompagna al giallo della scomparsa che tiene in ansia Brembate (Bergamo) e Besozzo (Varese) dove vivono rispettivamente Vanessa e Greta. «L’ultimo contatto con Greta l’ho avuto lo scorso 31 luglio - ha spiegato un amico volontario che ha collaborato al Progetto di aiuti - . Mi scrisse che si sarebbe fermata altre due settimane e che necessitavano di ulteriori aiuti: avevano bisogno di medicinali». Nessuna delle due ragazze era nuova ad esperienze di volontariato. «Qualche settimana fa - hanno raccontato gli amici - avevano organizzato una serata a Travedona di Monate per raccontare l’esperienza siriana e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione». Del resto il Progetto Horryaty era nato per dare aiuto al personale medico in prima linea, per attivare un corso base di primo soccorso e rifornire alcune aree di kit di emergenza. Nel marzo 2014 il loro primo viaggio, raccontato anche su Facebook. Un sopralluogo svolto assieme a Roberto Andervill, socio Ipsia. «Durante questa prima visita si è cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione locale - scrivevano sul profilo dell’associazione -. Durante la missione siamo stati sempre accompagnati e scortati da personale locale, con un alto grado di sicurezza». Da qui nasce l’idea del Progetto Horryaty sviluppato negli ultimi giorni in collaborazione con il personale medico presente oltre le barricate. «Il nostro Progetto - spiegavano Greta e Vanessa prima di partire - si compone di due parti distinte che verranno portate avanti sia in maniera separata e sia in parallelo, a seconda delle esigenze contingenti in loco. Il nostro obiettivo è diffondere le nozioni di base del primo soccorso per permettere a coloro che si impegnano volontariamente nel soccorso dei feriti di aiutare nel migliore dei modi, oltre a fornire il materiale necessario». Il secondo viaggio era previsto lo scorso maggio, slittato a luglio e finito in giallo nelle ultime ore. di Giuseppe Spatola

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