Caso Ruby, il Csm contro Bruti: "Doveva motivare l'assegnazione alla Boccassini"

di Andrea Tempestinidomenica 15 giugno 2014
Caso Ruby, il Csm contro Bruti: "Doveva motivare l'assegnazione alla Boccassini"
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Guerra delle toghe, nuovo atto. Si esprime il Consiglio superiore della magistratura, secondo il quale il procuratore Edmondo Bruti Liberati "doveva motivare le ragioni" per le quali assegnò il coordinamento dell'inchiesta Ruby a Ilda Boccassini. Ciò era necessario anche per "scongiurare qualunque possibilità di rischio di esporre l'ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate" su Silvio Berlusconi. Ombre, dunque, sull'inchiesta che ha portato alla condanna a sette anni in primo grado per il Cavaliere. La presa di posizione della settima commissione del Csm è stata messa nero su bianco nella proposta approvata a maggioranza, e che ora dovrà essere portata in plenum. La vicenda fa parte della guerra in procura di Milano, che vede contrapposti Edmondo Bruti Liberati e il procuratore aggiunto, Alfredo Robledo. I dubbi - Secondo la commissione, nell'ambito dell'inchiesta Ruby, era necessario un "formale coinvolgimento" di Robledo, sia nel Ruby bis sia nel Ruby ter. La prassi con cui i fascicoli furono assegnati al pm Pietro Forno - che già si era occupato del processo principale, "pur condivisibile - continua il Csm -, non si pone in linea" con i criteri organizzativi della procura. Dunque la settima commissione del Csm sollecita il vaglio dei titolari dell'azione disciplinare, ossia il procuratore generale della Cassazione e il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Nel dettaglio il Csm fa riferimento al "ritardo nella trasmissione del fascicolo Sea da parte di Bruti Liberati e all'inerzia dello stesso Robledo nel sollecitare l'adempimento", nonché la "prospettata sovrapposizione di indagini" nel caso Expo e "l'insistenza di Robledo nella richiesta di trasmissione atti per i quali era già stato attivato il necessario coordinamento", nonché la "prospettata messa a rischio della segretezza delle indagini Expo per effetto della trasmissione di atti al Csm da parte di Robledo. La vicenda - In breve, la "guerra delle toghe" di Milano è iniziata con l'esposto presentato da Robledo contro il collega Bruti, accusato di "turbare il regolare svolgimento della funzione" del pool meneghino, in buona sostanza assegnando i fascicoli che riguardano reati contro la pubblica amministrazione (di cui sarebbe competente l'ufficio di Robledo) al pool reati finanziari, guidato dall'altro procuratore aggiunto, Francesco Greco, vecchia conoscenza di Mani Pulite. Oppure proprio alla Boccassini, la pm anti-Cav per eccellenza. Bruti Liberati, come scritto, ha poi cercato di ribaltare la situazione accusando Robledo di essere stato di "intralcio alle indagini" nell'inchiesta Expo.