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Milano, l'accusa: "Il Comune mi ha fatto perdere la casa"

di Giulio Bucchi giovedì 31 luglio 2014

2' di lettura

Tre anni fa aveva acquistato un immobile in stato di abbandono a pochi metri dal giardino di via Scaldasole, con l’intenzione di restituire a nuova vita un’abitazione abbandonata da trent’anni e diventata terreno di conquista per writer e sbandati. Dopo aver presentato in Comune il progetto di ristrutturazione dell’immobile e di recupero del suo sottotetto, corredato da una lunga lista di documenti necessari per valutare l’operazione e il suo impatto, aveva ricevuto il via libera dalla commissione Edilizia di Palazzo Marino e un “conto” da 13 mila euro sotto forma di oneri di urbanizzazione. Peccato che quel sogno di recuperare l’immobile per andarci a vivere con la propria famiglia si sia infranto contro la burocrazia comunale. La quale, ad un anno di distanza da quell’ok all’avviamento dei lavori e dopo che le casse di Palazzo Marino avevano già incassato tre delle quattro rate in cui era stato suddiviso l’importo, ha deciso di fare retromarcia e di bloccare l’intervento ad un passo dalla sua conclusione. Sfortunato protagonista del caso, che ben rappresenta il paradosso di un Paese nel quale l’iniziativa privata si scontra costantemente con gli ostacoli della burocrazia, un milanese che, dopo essersi sentito rispondere picche dall’assessore all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris, lancia ora un ultimo disperato appello al sindaco Giuliano Pisapia prima di ricorrere alle vie legali. Lo stop ai lavori “in autotutela” deciso da Palazzo Marino dopo un sopralluogo originato da una bega condominiale, in seguito al quale i dati correttamente indicati nel progetto di ristrutturazione approvato a suo tempo non sono più stati ritenuti congrui per consentire l’esecuzione dell’opera, ha infatti generato un vero cortocircuito. Il risultato è che l’uomo, dopo aver speso 100 mila euro per il risanamento dell’area, ha visto bloccare il suo progetto prima che il tetto e le impermeabilizzazioni dell’immobile fossero completate. E adesso sta vedendo la propria casa marcire sotto le piogge record di questa estate. «A quest’ora dovrei già vivere nella mia casa, e invece sono costretto ad assistere al suo disfacimento», spiega l’uomo, la cui richiesta di revoca alla sospensione dei lavori è stata rigettata dall’ufficio Urbanistica del Comune. Non basta. Dagli uffici comunali è infatti arrivato, stavolta con una rapidità da record, il decreto di annullamento dell’opera finalizzato alla demolizione dei lavori eseguiti. «Tutto ciò senza che nessuno entrasse nel merito del caso», sottolinea il proprietario. L’appello a Pisapia è quindi l’ultimo tentativo di salvare un sogno prima di fare ricorso al Tar e chiedere i danni al Comune. di Dino Bondavalli

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