"Ho un grande presidente che mi vuole bene e questo mi rincuora per andare avanti". Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli non nasconde la soddisfazione per la "missione compiuta", l'aver cioè portato in sicurezza la Costa Concordia dal Giglio al porto di Genova, dove il colosso naufragato 900 giorni fa verrà smantellato. Gabrielli ha un pensiero per Matteo Renzi, che lo ha elogiato, e come il premier si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Nel mirino ci finiscono, anche in questo caso, i gufi: "Molti aspettavano questo giorno per poter dire Io l'avevo detto. A loro va il mio pensiero commosso: dovranno tacere". "Non c'è nessuna festa, invito tutti alla massima sobrietà, perché in questa storia c'è soprattutto tanto dolore - corregge un po' il tiro Gabrielli, smorzando i toni -, non bisogna cadere in facili trionfalismi. La priorità è ancora ritrovare Russel (la trentaduesima vittima, ancora dispersa, ndr). Quando lo ritroveremo, questa storia sarà davvero finita". "Contro di me quante infamie" - Però la gioia c'è, perché sono state superate molte insidie: "All'inizio ci ha preoccupato la perforazione del fondale per ancorare le piattaforme. Poi abbiamo avuto tensioni per la scelta del porto di destinazione e abbiamo rischiato di perdere l'accordo". Genova è stata una scelta nell'interesse dell'Italia, spiega Gabrielli, anche perché "era l'unica scelta credibile secondo le tempistiche giuste. Abbiamo voluto privilegiare il nostro Paese". Chi ha criticato la decisione della Protezione civile, attacca l'erede di Bertolaso, "ha pensato agli affari propri, mentre altri hanno voluto coprirsi le spalle di fronte a responsabilità che immaginavano di avere". Di nomi però non ne vuol fare, "basta guardare le rassegne stampa". L'accusa che più l'ha ferito è stata quella di agire per interesse personale: "Io questo non lo permetto a nessuno, sono infamie. Io appartengo a quella categoria di funzionari pubblici per cui le valutazioni delle capacità sono relative, ma ho un solo valore assoluto, l'onestà".