"Contro di me c’è stato un complotto-vendetta. Tutti coloro che mi hanno colpito hanno avuto delle gratifiche e avanzamenti di carriera all'interno del loro sistema di lavoro". A lanciare l'accusa è Amedeo Matacena, che in un'intervista via Skype all'Ansa ha puntato il dito contro coloro che lo stanno condannando, in particolare contro i magistrati che si stanno occupando del caso. L'ex parlamentare ha infatti dichiarato che il suo interessamento ad alcune irregolarità che aveva riscontrato nel 'palazzo dei veleni' di Reggio Calabria - "problemi di pagamenti di pentiti in nero e riscatti per sequestri pagati con i soldi dello Stato" - ha probabilmente disturbato qualcuno. "Ho molti dubbi - dichiara all'Ansa Matacena, che si trova ancora a Dubai - su quella che dovrebbe essere la culla del diritto. Ho avuto due assoluzioni in primo e secondo grado e poi la condanna. Mi sembra davvero tutto molto strano. Ho fortemente il dubbio che contro di me ci sia stata una vendetta". E sui presunti rapporti con la mafia di cui è accusato, risponde: "Questa è una favola che francamente non riesco a comprendere da dove possa nascere. Proprio le due assoluzioni in primo e secondo grado smentiscono questa fantasiosa ipotesi". Il ruolo della moglie nel caso - Poi Matacena commenta il coinvolgimento della moglie, Chiara Rizzo, nell'inchiesta. Lei è attualmente detenuta alle Baumettes a Marsiglia, perché accusata insieme a Claudio Scajola di aver favorito la latitanza di suo marito. "Spero che mia moglie riesca a patire questa vicenda senza perdere se stessa. Se lei perdesse se stessa, allora io non avrei più modo di vivere" ha affermato Matacena commosso.