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Nonna Giuseppina sfrattata dallo Stato dopo il terremoto: alla casa manca l'autorizzazione paesaggistica

di Giovanni Ruggiero domenica 8 ottobre 2017

4' di lettura

Questa storia sembra una fiaba con l' Orco che mangia le vecchine. Dove l' Orco è un Re crudele, lo Stato italiano. Tutto comincia con i terremoti dell' estate 2016. Non solo Amatrice e Norcia: sono squassate vaste zone di Lazio, Umbria, Marche. In provincia di Macerata, a Fiastra, abita una vecchina, Giuseppa Fattori, classe 1922. La sua casa è dichiarata inagibile. Le figlie e il genero, non un giovanotto, le costruiscono in tutta fretta una casetta di legno nel giardino. Così nonna Peppina può vivere presso la memoria e gli amori di tutta la sua vita. Il terreno è edificabile. Occorrono però i permessi, com' è giusto. Ma credendo che lo stato di necessità imponga di voler più bene a una vecchia signora che ad una norma pensata per vietare speculazioni, i parenti tirano su in fretta una sorta di nido gentile. Insomma, una casetta innocua. Rifugio amabile dopo la tempesta tellurica. L' occhio dello Stato però vede. La legge fa il suo corso. La Procura provvede a sequestrare terreno e casupola. Vorrebbe sloggiare anche nonna Peppina, ma un ricorso al Tribunale del Riesame riapre il caso. Peppina può restare. Ieri il Tribunale però ha dato ragione alla Procura. Del resto la velocità è comprensibile: Giuseppa ha 95 anni, potrebbe avere la furbizia, visti i tempi centenari della nostra giustizia, di godersi illecitamente l' abuso fino all' ultimo giorno di sua vita. Guai. Così il terreno è stato chiuso, la casa blindata con i nastri sigillanti della forza pubblica: la signora potrà rimanere grazie a generosa proroga ancora una settimana lí dentro, in attesa di essere estradata. Così è la giustizia italiana con tutti i suoi giganteschi apparati: non mettono le mani in trent' anni su Cesare Battisti, in compenso non si lasciano sfuggire una donnina leggera e timida come una farfalla. Ha il permesso di assisterla entrando in quella casa solo il genero. Ma oggi - non si può sapere se li arresteranno per adunata sediziosa - in quel giardino e in quella dimora un sacerdote e i familiari entreranno per la messa del 75esimo anniversario di un felice matrimonio, anche se lo sposo defunto di Peppina sarà presente di certo, ma in spirito, per cui difficile da incriminare per violazione della diffida all' occupazione di una casa abusiva. Commenti? Dico i pensieri di tutti. Sono centinaia di migliaia le case abusive stipate di gente che sa di infrangere la legge, e se ne frega lei, e se ne sbattono le autorità. Per non parlare dei vecchi che se vanno un giorno in ospedale e poi, tornando nell' appartamentino popolare, se lo trovano occupato da delinquenti. I quali, invece di imbattersi nel rigore della legge per l' ignobile sopruso contro i più deboli, trovano l' acquiescenza pratica di prefetti e magistratura che li lasciano tranquillamente godere dell' esproprio: chi li tocca quegli energumeni di solito protetti da una mafia organizzatissima? Non si usa la forza pubblica per non turbare la pacifica convivenza. Una scusa puerile: in realtà lo Stato si comporta obbedendo al vigliacco precetto per cui si è cedevoli con i violenti, e prepotenti con gli inermi. Certo, si può rispondere che se, forse a Napoli o ad Agrigento ma anche altrove, le Procure consentono mano libera agli abusivisti, non è un buon motivo perché quella di Macerata sia accomodante con un reato sia pure minore. Giusto? Mica tanto, ma specie in questo caso dovrebbe sempre funzionare un attrezzo che si chiama coscienza. Mi spiego. La magistratura applica la legge. Se questa azione produce un male senza paragone più grave del bene che vuole tutelare, sarebbe gradito il buon senso. La lentezza consueta forse sarebbe stata una soluzione all' italiana, ma sempre meglio che la tortura di una nonnina. Per favore: tra la tutela infinitesima del paesaggio di una zona terremotata e il benessere immenso di una persona centenaria, come fa la bilancia a pendere dalla parte dei ruderi e delle cocurbitacee in fiore? La famiglia ammette il torto. Accusa lo Stato e la politica. Sono inadempienti nella ricostruzione. In Parlamento stanno per discutere una legge che condonerà un' enormità di case abusive dalla Campania in giù, e il governo - proprio Delrio il digiunatore - non poteva emettere un decreto per sanare temporaneamente situazioni come questa? La fiaba è crudele come tutte quelle adatte per educare i bambini alla presenza del male nel mondo. Ci domandiamo: lo Stato fa apposta ad apparire violento e stupido per farsi odiare con più gusto, e suscitare un cacciatore che lo abbatta, come capitò al lupo di Cappuccetto Rosso che aveva «la bocca grande per mangiarti meglio»? O è proprio così per Dna, e non ci si può fare niente per riformarlo? Valgono entrambe le risposte. Questo dice la storia della nonnina di Fiastra, mangiata dallo Stato-lupo: una vicenda disperante per lei, e per noi tutti. di Renato Farina

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